3 febbraio 2017 ore 18.00
Rassegna Mirabello Cultura
Villa Reale di Monza
Primo Piano Nobile -Salotto Letterario Regina Margherita
Presentazione del romanzo di Giorgio Fontana Un solo Paradiso – Ed. Sellerio 2016
Introduce Antonetta Carrabs
L’autore dialoga con Elisabetta Motta
Recensione evento 3 Febbraio
Da quest’anno si inaugura una proficua collaborazione tra La Casa della Poesia di Monza e il Liceo Classico e Musicale B. Zucchi di Monza. Alcuni studenti del Liceo, infatti, avranno la possibilità di effettuare il percorso di alternanza scuola-lavoro presso La Casa della Poesia di Monza, collaborando attivamente nell’organizzazione e nella promozione degli eventi compresi nel fitto calendario dell’Associazione.
Gli studenti avranno modo di acquisire preziose competenze sul piano relazionale e organizzativo, nonché su quello più strettamente culturale, visto che saranno loro a curare le recensioni degli eventi e ad occuparsi della comunicazione a tutti i livelli. L’iniziativa mira a coinvolgere le nuove generazioni nella fruizione e promozione degli eventi culturali, nella consapevolezza che l’acquisizione di competenze di cittadinanza, nonché di competenze certificabili e spendibili sul piano lavorativo possa avvenire anche e soprattutto attraverso la pratica “attiva” della cultura.
Nella sala degli Arazzi Primo Piano Nobile della Villa Reale, salotto letterario della Regina Margherita, si è tenuto l’evento, organizzato e gestito dall’associazione “La Casa della Poesia di Monza”, dedicato alla presentazione del romanzo “Un Solo Paradiso” dello scrittore Giorgio Fontana. Passi scelti dal suo “Un Solo Paradiso” sono stati letti ad alta voce da alcuni studenti dei licei di Monza e Brianza.
Lo scrittore è giovane, ma non per questo inesperto, lo si capisce subito dalla sua allegria contenuta e dalla precisione con cui risponde alle domande. Durante l’intervista Fontana risponde al quesito, quasi spontaneo, del perché scegliere di scrivere una storia d’amore in questo periodo storico, sostenendo di essere un uomo “dalle scelte molto variabili”, che ha deciso di raccontare qualcosa a prescindere dal gusto del momento, qualcosa che piacesse “a lui”. La storia presentata nel libro è molto semplice: Fontana scrive di un amore travolgente e passionale, tra persone “ordinarie” che però hanno in sé qualcosa di “straordinario”. L’amore, per Fontana, ai giorni nostri è spesso represso per paura di soffrire e questo è un comportamento sbagliato.
Il protagonista di “Un solo Paradiso” decide invece di porsi in modo del tutto passionale davanti alla situazione, lasciandosi andare, esponendosi alla possibilità del dolore. Questo è quello che per Fontana costituisce un vero e proprio elemento “narrativamente interessante”. Il suo eccessivo esporsi fa sì che egli riponga nelle mani di un’altra persona la propria vita; da ciò deriverà una vera e propria corrispondenza di Amore-Autodistruzione. Per l’autore la stesura del romanzo era diventata quasi una sfida: “Ho pensato: se inizio questa storia, la porto fino in fondo. Volevo raccontare chiaramente fino a che punto arrivava.”.
In seguito l’intervista si sposta sul tema della concezione dell’amore ai giorni nostri. Lo stesso Fontana ammette che l’amore oggi è visto come una cosa da “folli”, una malattia dalla quale bisogna necessariamente guarire, quasi una schizofrenia, azzarda l’autore. Chi soffre moltissimo per amore può arrivare addirittura alla violenza -e qui, Fontana ricorda i tristi fatti di cronaca- che però non può e non deve essere considerata amore.
Per l’autore è necessario prendere sul serio i sentimenti, oggi più che mai: ce lo fa capire soprattutto con la figura del protagonista Alessio, che ad un certo punto arriverà a sostenere che il dolore sia inutile e distruttivo. A questo punto l’intervistatrice mette in evidenza l’assenza di amici o familiari al fianco del protagonista e Fontana risponde che effettivamente c’è solo una figura che dialoga profondamente con Alessio ed è quella di un amico. E’ questo un personaggio particolare, che ha una teoria alquanto estremista, secondo la quale ognuno ha a disposizione una sola azione violenta, da utilizzare per vendicarsi del fatto stesso di essere vivi. Una teoria curiosa, la sua, crudele ma terribilmente realistica, che Fontana pone come spunto di riflessione per i suoi lettori. Un altro elemento interessante inserito nella narrazione è il jazz: Fontana afferma che la scelta dipende proprio dal fatto che non si tratti di una musica “tipo”, come la definisce lui stesso, ma che sia in grado di raccontare “passioni forti”, perfetto quindi per una storia d’amore passionale. A questo punto Fontana si sofferma sulla scelta dell’ambientazione del romanzo: la città di Milano. La città cambia molto assieme al protagonista, in una vera e propria “metamorfosi”. Milano è descritta con dovizia di particolari: sembra quasi di “raccogliere la città solo con la mano”. Pur vivendo da anni in questa città, Fontana ammette che gli sia ancora difficile coglierne la dimensione, ma che gli sia sufficiente coglierne l’“anima”: malinconica e poetica. Ed è proprio questo che ha cercato di restituire nei suoi romanzi. Nella trama di “Un Solo Paradiso”, Alessio si sente costretto ad abbandonare Milano, ma continua a ricordarla da lontano. E qui l’autore sottolinea il contrasto fra la città e la montagna, definita da Fontana “via impervia di salvezza”, che dà rifugio al protagonista esule.
L’intervista si conclude con un’ultima considerazione: il romanzo tratta dello “straordinario che nasce da persone ordinarie”, dice Fontana, perciò i personaggi non sono persone speciali, sono assolutamente normali, personaggi qualunque che vivono una storia d’amore travolgente: sono spinti qua e là, provano gioia e sofferenza. In conclusione non c’è bisogno di essere una persona speciale per apprezzare Giorgio Fontana, basta essere un essere umano che vive e ama.
Giorgio Fontana
Un solo paradiso
Una storia d’amore: ma anche il resoconto di quanto tale sentimento possa condurre alla distruzione di sé. Il racconto di una passione assoluta, forse troppo grande per tempi così precari, di cinismo e paura: ma che restituisce ad essa tutta la sua dignità, il suo pudore, e insieme il suo peso tragico.
Due vecchi amici si incontrano per caso nel bar che era stato un tempo il covo della loro tribù urbana. Si erano persi di vista e uno dei due, il protagonista, comincia a raccontare all’altro: che prima resta interlocutorio, poi stizzito, e infine folgorato dall’impeto inattuale della storia.
Alessio, sul finire dei vent’anni, un lavoro normale, originario di una famiglia delle montagne lombarde con un padre autoritario e un fratello sbandato, trombettista in una piccola jazz band, coltiva una mediocrità esistenziale […]
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