Festival del Parco di Monza
MONZA e i 500 anni con LEONARDO da Vinci
Passeggiata poetica nei GIARDINI DELLA REGGIA DI MONZA
Domenica 22 settembre – Ritrovo ore 15,30 Fontana Avancorte
Evento inserito all’interno del Festival del Parco di Monza
La passeggiata poetica apre ufficialmente l’importante rassegna monzese dedicata a Leonardo da Vinci che vede la partecipazione di oltre 16 associazioni, fra le più importanti. L’iniziativa dedicata al grande pittore, architetto, scenografo, scienziato e molto altro ancora, nel suo 500° anniversario della morte. L’acqua sarà il tema del Reading poetico per ricordare i suoi studi di botanica. 70 i poeti che hanno aderito all’iniziativa e che leggeranno le loro poesie lungo un percorso nei meravigliosi Giardini della Reggia di Monza.Prima tappa: Fontana Avancorte; Seconda tappa:La Roggia del Principe; Terza tappa:Laghetto e il tempietto classico del Piermarini; Quarta tappa:Nettuno che fuoriesce dalle acque; Quinta tappa: Cascina San Fedele.
Tra Leonardo e Monza vi sono alcune correlazioni: Ludovico il Moro aveva chiesto a Lorenzo il Magnifico un ingegnere per sistemare le acque del ducato. A Milano arrivò così il trentenne Leonardo. Ebbe l’incarico di riordinare i navigli milanesi e collegarli col Ticino per aprire una nuova via commerciale. Pensò di farlo attraverso il Lambro e per questo esplorò le terre di Monza e della Brianza. Suoi primi disegni dei laghi briantei e una mappa del Lambro. Passando a Monza sistemò con chiuse la zona dei mulini a sud del castello visconteo.
ITINERARIO
Prima tappa
La fontana nel primo cortile (Avancorte) della Villa Reale di Monza
La grande fontana a conchiglia del primo cortile, compreso fra le due cancellate, è frutto della sistemazione dello spazio d’ingresso dei primi decenni del novecento, ed è una testimonianza di quel gusto per le arti decorative tipico dei primi del secolo XX: la sua realizzazione avvenne in occasione della Biennale delle Arti del 1930. L’austera avancorte è stata disegnata dal Piermarini: al centro la fontana circolare. Brusconi il 2 marzo 1923, nell’autorizzare il progetto, rileva l’inopportunità della realizzazione delle aiuole verdi ai fianchi della fontana centrale, ed invita gli organizzatori affinché queste vengano eliminate. Una foto d’archivio mostra la fontana realizzata, con un piccolo elemento centrale per lo zampillo e una corona di verde attorno. Nel 1930, in occasione dell’ultima biennale, documentari d’epoca dell’Istituto Luce mostrano l’inaugurazione della Mostra da parte dei principi di Napoli, sullo sfondo di una rimessa a nuovo Villa Reale: giardini in ordine, tendoni alle finestre e una nuova sistemazione esterna, simile a quella attuale: aiuole rettangolari hanno occupato lo spazio libero originario del Piermarini del vialone d’accesso, con una inversione dei pieni sui vuoti: invece dell’ampio viale sgombro si sovrappongono i parterres, e al posto della piccola fontana circolare del Greppi si apre una larga fontana a conchiglia, ampio specchio d’acqua che aumenta senza dubbio l’effetto scenografico dell’avancorte, in sintonia con il gusto dell’epoca, e che trova un rafforzamento nella struttura a spirale che l’architetto Michele Marelli disegna al centro della fontana circolare all’interno del cortile d’onore, probabilmente ottenuta spostando per l’ennesima volta la fontana del Greppi, già accanto a Serrone. La fontana è stata intorno al 1955 ripristinata dal MIA, come risulta dal riepilogo dei lavori eseguiti dal ‘46 all’84 (all. 13 e 14), anche in considerazione della necessità di avere un bacino d’acqua utile per motivi di sicurezza in caso d’incendio. Presumibilmente il ripristino è avvenuto con materiali diversi dagli originali, in quanto i conci del cordolo di coronamento della fontana attualmente sono in cemento decorativo, mentre solo le tracce del cordolo a chiusura della cornice di verde sono in beola grigia. Nella campagna fotografica del 1961 dello Studio Neri, stampate da Silvio Gaviraghi, la fontana appare nelle sue condizioni migliori, appena restaurata e ornata negli angoli smussati da vasi e statue, ed è parte ormai storicizzata del complesso di Monza, testimonianza delle ultime, in ordine cronologico, interessanti fasi costruttive della Villa, assieme al Roseto Fumagalli, manufatti che fanno ormai parte integrante dell’intero percorso storico costruttivo del complesso, parti inscindibili dallo stesso e degni di essere tutelati e conservati quali segni significativi del mutare del gusto e delle destinazioni d’uso della Villa.
Seconda tappa
La Roggia del Principe
Corso d’acqua artificiale creato dal Principe Ferdinando d’Austriaper alimentare il laghetto e i giochi d’acqua dei Giardini Reali. La Roggia del Principe venne creata per portare acqua ai giardini della Villa Reale, unica del sistema idrico del Parco non destinata all’irrigazione dei campi. Derivava le sue acque dal Lambro all’altezza di Sovico; dopo essere stata disattivata negli anni ’50 del XX secolo, oggi rimane attiva solo all’interno dei Giardini Reali, alimentata con acqua di falda proveniente da un pozzo della Cascina Bastia. Dopo aver formato il Laghetto, la Cascatae lo specchio d’acqua alla base del Belvedere, attraversa il prato retrostante la Villa ed esce dai confini dei Giardini Reali, formando il Laghetto della Valle dei Sospirie terminando nella Roggia della Pelucca. Attorno a questo corso d’acqua si è sviluppata una notevole varietà di specie animali e vegetali.
In una nota del 25 novembre 1779, l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria assegnava al figlio Ferdinando fondi per le spese di estrazione e condotta dell’acque sino alla Villa di Monza. La Roggia del Principe, detta anche di Sovico, venne creata per portare acqua ai giardini della Villa Reale, che seppur privi di sorgenti, prevedevano la costruzione di un laghetto con giochi d’acqua. Essa è dunque l’unica del sistema idrico del Parco non destinata all’irrigazione dei campi. In origine la roggia iniziava a Sovico, sulla riva destra del Lambro, correva parallela al fiume in direzione nord-sud attraverso i paesi di Biassono e Vedano fino al Parco di Monza, che attraversava passando nei pressi del Frutteto Matematico. Venne disattivata negli anni ’50 del XX secolo; oggi è attiva solo nel tratto dei Giardini Reali, alimentata da acqua di falda attraverso un pozzo posto nel grande cortile della Cascina Bastia. Dopo aver formato il Laghettodei Giardini, la Cascatae lo specchio d’acqua alla base del Belvedere, la roggia continua nel prato retrostante la Villa, dove si allarga in un ampio alveo dal fondo in acciottolato. Il suo percorso prosegue poi sinuoso fino ad uscire dai confini dei Giardini Reali, dove alimenta il Laghetto della Valle dei Sospiri, per poi congiungersi alla Roggia della Pelucca. Attorno a questo corso d’acqua si è sviluppata una notevole varietà di specie animali e vegetali, tra cui si possono osservare la rana di Lataste, il tritone crestato, il mollusco bivalve Unio elongatulus, e il Cipresso della Palude con i caratteristici pneumatofori attraverso cui la pianta respira.
Terza tappa
Laghetto e il tempietto classico del Piermarini.
Perfettamente integrato nella ricca vegetazione, il Laghetto dei Giardini Realiè un sinuoso specchio d’acqua sulla cui superficie si riflettono, secondo lo stile del giardino “all’inglese”, le chiome di maestosi alberi, una grotta con unastatua del Nettunoe un Tempietto neoclassico. Si tratta di uno dei luoghi più amati e ritratti fin dall’inizio dell’Ottocento. La sistemazione promossa dall’architetto Piermarini, con il lago e la cascatella laterale, è infatti documentata a partire dai celebri dipinti di Martino Knoller, poi nelle incisioni di Gaetano Riboldi, pubblicate a corredo del trattato di Ercole Silva, e nelle successive stampe tratte dalle acquaforte dei coniugi Lose e di Carlo Sanquirico. Apparentemente naturale, il laghetto è in realtà un’ampia vasca artificiale con fondo impermeabile, profonda poco più di 2m nel punto massimo, alimentata dalla Roggia del Principe, canale artificiale creato appositamente per portare acqua ai giardini della Villa privi di una sorgente naturale. Il laghetto ha sempre ospitato una variegata flora e fauna aquatica, anche esotica, che una volta si poteva ammirare anche da vicino affittando una barca o un pedalò. Oggi il laghetto purtroppo soffre di periodici problemi di eutrofia e squilibri ecologici dovuti alla presenza di specie in quantità eccessive per uno specchio d’acqua così piccolo.
Quarta tappa
Nettuno che fuoriesce dalle acque.
Molti arredi progettati da Giuseppe Piermarini, ispirato dai testi consultati presso la biblioteca di corte, o consigliato da personalità dell’epoca (quali Ercole Silva, o Giuseppe Levati) andarono distrutti, o furono trasformati in tempi successivi, ma alcuni di essi restituiscono appieno l’idea generale di quell’area dei Giardini Realiin cui applicò, tra i primi, lo stile “all’inglese”.
La scena che fin da subito ebbe maggiore fortuna iconografica fu quella del laghettosuperiore, con il tempietto circolare di ordine ionico sullo sfondo. Sulla riva settentrionale, a far parte del medesimo quadro paesistico (il cui modello va ricondotto al parco di Stourhead), Piermarini fece collocare una grotta con le sculture del dio fluviale Lambro e di due cavalli, parzialmente immerse nell’acqua lacustre. Il soggetto del gruppo scultoreo, tuttora esistente, è palesemente ispirato all’iconografia di Nettuno, sebbene sia identificabile grazie alla testimonianza dell’erudito gesuita spagnolo Juan Andrés, che pare abbia visitato la Villa Reale (allora arciducale) nel 1791, restituendo una prima descrizione dei giardini, precedente a quella di Ercole Silva.
Preziosa testimonianza iconografica è invece offerta dal dipinto di Martin Knoller che rappresenta il laghetto superiore con il gruppo del dio Lambro (nume tutelare delle acque del posto, che alimentavano il piccolo lago attraverso la Roggia del Principe), tuttora interpretato erroneamente come Nettuno che fuoriesce dalle acque.
Quinta e ultima tappa
Cascina san Fedele
Sorge su un’altura naturale che permette di spaziare su un vasto panorama verso Villa Mirabello, con il viale dei carpini e l’area dell’ex ippodromo. L’edificio, ispirato alla moda del Gothic Revival, fu progettato dall’architetto Luigi Canonica in posizione idealmente contrapposta alla torre neogotica dei Giardini Reali. Per la sua posizione rilevata e il ricco apparato decorativo in stile eclettico, Cascina San Fedele costituisce uno dei soggetti più diffusi nelle raccolte litografiche dedicate ai monumenti cittadini, o negli almanacchi ottocenteschi. Il prospetto principale, arricchito da bifore con cornici marmoree e colonne tortili, fu realizzato utilizzando alcuni reperti provenienti dalla Chiesa di Santa Maria di Brera, chiusa al culto nel 1808 per volere di Napoleone e destinata a divenire il primo nucleo della nascente Pinacoteca di Brera. Alla demolizione della splendida facciata trecentesca, opera di Giovanni di Balduccio da Pisa, prese parte anche l’architetto Luigi Canonica. In qualità di membro della Commissione d’Ornato, Canonica poté utilizzare alcuni frammenti scultorei reperiti in cantiere nella Torre gotica di Villa Tittoni Traversi di Desio e negli apparati decorativi della Cascina San Fedele del Parco Reale, progettata e realizzata entro il primo decennio del XIX secolo. I locali interni prevedevano al piano terra la cucina con grande forno, il pozzo, il lavatoio e sul retro le stalle, la latrina e i pollai. Al piano superiore le camere da letto, il fienile con il ripostiglio e la scala di collegamento, con torretta centrale provvista di belvedere sul panorama circostante. Idealmente contrapposta alla Torretta Neogotica, progettata dallo stesso architetto nei Giardini Reali, la cascina si colloca all’inizio di un cannocchiale prospettico che in seguito fu prolungato fino al portale realizzato nel medesimo stile neogotico.I primi interventi sull’edificio si devono all’architetto Giacomo Tazzini, subentrato al Canonica in qualità di Ispettore e Architetto dei Fabbricati della Corona. Nel 1858 Tazzini si occupò infatti dell’adattamento di alcune cascine per l’accoglienza dei cacciatori, interpretando voleri ed interessi venatori di Massimiliano d’Austria, che in quegli anni risiedeva con la sua corte presso la residenza monzese. Con la più recente risistemazione, dettata dall’esigenza di prevedere nuove destinazioni d’uso, la cascina ha iniziato ad ospitare colonie estive, attività didattiche e manifestazioni.