Celti: sulle orme del popolo perduto
16 Aprile 2015
ore 21.00
Sporting Club
Viale Brianza 39
Monza
Ingresso gratuito
Per prenotazioni tel. 039 496023
Regia MAURIZIO BONETTI
Maurizio Bonetti, medico internista, dietologo e documentarista, autore di diversi documentari, presenterà allo SportingClub di Monza, due filmati di grande successo patrocinati dal Comune di Monza, in collaborazione con Zeroconfini Onlus
Celti sulle orme del popolo perduto gli è valso sei anni di lavoro, un’infinità di immagini, decine e decine di fonti che raccolgono gli ultimi venti anni di scoperte archeologiche sulla popolazione arrivata dal Nord in Italia nel 400 a. C.
Il documentario
«Sono occorsi sei anni di riprese – ha affermato Maurizio Bonetti – e sei mesi di montaggio per portare a termine questo documentario. Per due ore di film ne ho girato venti di pellicola. La difficoltà è stata soprattutto quella di cogliere la fauna nel suo habitat, cosa che ha richiesto lunghi appostamenti dalle prime luci dell’alba al tramonto».
Ecco dunque le bellissime immagini sugli animali girate nel loro ambiente naturale, tra le Alpi e l’Appennino Tosco Emiliano, in un viaggio appassionante tra i siti archeologici, le tombe, i ritrovamenti, i massi erratici, i boschi dei druidi.
Ripercorrendo alcune tappe fondamentali, il regista ha voluto soprattutto evidenziare la spiritualità di una civiltà fondata sul contatto con la natura e sul suo rispetto, fino a sentirsene parte integrante. Data la mancanza di una tradizione scritta, le testimonianze sui Celti vengono soprattutto da una cultura spesso antagonista come quella romana, non sempre benevola nei loro confronti. Un aiuto è giunto dagli scavi archeologici, attraverso i quali si è riusciti a ricostruire alcuni ambienti, ma molto resta ancora da scoprire e si rimane spesso nel campo delle supposizioni.
Storia
La più importante cultura sviluppatasi nell’Età del Ferro, che dal 900 al 400 a.C si estendeva dal Ponto alla Britannia e dal Mare del Nord alla Penisola Iberica, è rimasta vittima dell’immagine di barbarie e di primitivismo che il sapere illuminista ha attribuito a tutte le popolazioni estranee alle civiltà ellenico-romane del Mediterraneo; in realtà i corredi funebri ritrovati nelle tombe e riproposti dal regista, denotano da parte dei Celti grandi capacità nella lavorazione dei metalli e della ceramica. Così come le incisioni sui massi erratici testimoniano conoscenze sulle costellazioni celesti e sui fenomeni naturali, tanto da dare origine a dei veri e propri calcoli astronomici come il computo solare partendo dal ciclo lunare.
L’immagine dei barbari è stata via via smantellata e sostituita con quella di un popolo dedito allo studio, all’osservazione e all’interpretazione della natura. Passaggi veloci del regista Bonetti per ritornare alla suggestione rappresentata dai luoghi celtici come sfondo per la vita animale. Ecco dunque le magnifiche riprese di un corteggiamento di rapaci in volo, la danza di due cerve, il tuffo rapido ed efficace del martin pescatore a ricreare un’atmosfera poetica.