La musica delle parole
Quando un bambino entra in ospedale, è come se fosse portato nel bosco, lontano da casa. Ci sono bambini che si riempiono le tasche di sassolini bianchi e li buttano per terra, in modo da saper ritrovare la strada anche di notte, alla luce della luna.
Ma ci sono bambini che non riescono a far provvista di sassolini, e lasciano cadere delle briciole di pane secco come traccia per tornare indietro. È una traccia molto fragile e bastano le formiche a cancellarla: i bambini si perdono nel bosco e non riescono più a tornare a casa.
La Musica delle parole è il nome di un laboratorio poetico che ho tenuto dall’ottobre 2009 e per un anno intero nel reparto di Ematologia pediatrica dell’Ospedale san Gerardo di Monza, su indicazione del professor Giuseppe Masera, responsabile, allora, della clinica pediatrica dell’Università Milano-Bicocca.
Masera sostiene che i bambini malati di leucemia sviluppano una grande creatività e facilità di espressione: la poesia rappresenta un bisogno primario e può assumere un valore terapeutico per loro. La poesia dei bambini, secondo il professore, è una componente che arricchisce la strategia terapeutica nella oncologia pediatrica. Aggiunge un ulteriore contributo alla terapia globale olistica che si propone di offrire non solo le migliori possibilità di guarigione dalla leucemia, ma anche la possibilità di raggiungere la resilienza, la crescita positiva dopo il trauma della malattia e delle cure.
Sono entrata in reparto con un po’ di timore e di perplessità, ma con la speranza di poter contribuire, con la poesia, ad aprire finestre nuove di comunicazione attraverso le quali i bambini avrebbero potuto guardare e raccontare la propria vita.
Avrebbero potuto trasferire nelle parole il peso del loro dolore, della speranza, delle illusioni, delle difficoltà, per poi poter riprendere il cammino futuro. Nella realizzazione del mio laboratorio poetico, mi è stato molto utile il libro Sarebbe triste se non ci fosse l’arcobaleno del poeta Ernesto Cardenal che racconta la sua esperienza con i bambini malati di cancro dell’ospedale La Mascota, in Nicaragua.
La poesia, lì, diventa canasta bianca, bene comune, di cui si vive, come il pane, l’acqua, l’aria. La poesia è garanzia e indicatore del diritto e della dignità di ciascuno.
Durante il mio anno al San Gerardo ho avuto modo di incontrare molte volte gli stessi bambini, con i quali è stato facile tessere quel filo di Arianna fatto di complicità e di fiducia che ha favorito la comunicazione e l’espressione.
Attraverso la narrazione immediata propria della poesia, che è immediatezza e sintesi nella sua ricerca di musicalità, armonia, ritmo, bellezza, i bambini hanno potuto raccontare le loro paure, i loro bisogni e sentimenti, utilizzando il verso libero.
Non è stato importante cercare la rima giusta, né rispettare la punteggiatura, l’ortografia la lunghezza del testo. I bambini hanno avuto la licenza di scrivere qualsiasi cosa, ogni loro piccola riflessione. E la natura si è rivelata la protagonista assoluta dei loro versi, con la sua bellezza senza scopo.
Nei momenti in cui non avevano voglia di scrivere, i bambini hanno potuto dettare ad altri i loro versi. Ogni poesia è nata così, come può nascere un fiore. Spontaneamente.
Gli argomenti guida: Il viaggio, Le voci degli alberi, Aria, Acqua, Terra, Fuoco, Il giardino fiorito sono stati proposti con l’ausilio di versi di grandi poeti, Luzi, Montale, D’Annunzio, Hesse, Leopardi, Rilke. Inoltre la visione di riproduzioni di opere di Monet, Van Gogh, Manet, Picasso e la lettura di storie brevi hanno arricchito la conversazione e stimolato la narrazione immediata.
La poesia ha entusiasmato i bambini, fin dal primo istante, sorprendendo tutti. Soprattutto me. La poesia è arrivata come un soffio tiepido scrive Alessandra.
Citando Cardenal,
…non so quanto grande sarà il beneficio terapeutico prodotto dalla poesia, ma vedo la grande allegria che crea quando la ascoltano e, ancora di più, quando la scrivono loro stessi…tutte queste poesie riunite sono come un inno alla bellezza della creazione…Una delle poche cose che mi piacerebbe poter sentire è: io ero un bambino malato di cancro e tu mi hai insegnato a fare poesia.
In conclusione, posso dire, affidandomi alle parole degli stessi bambini, che l’esperienza ha favorito:
La resilienza
vorrei dire a tutti che la mia esperienza
pur mettendoti in difficoltà
è un’esperienza positiva
perché impari a vivere in modo diverso
tutto questo fa nascere un bellissimo sentimento…
…con l’energia della guarigione
tornerei all’undicesimo piano di questo ospedale
dai bambini che stanno male
racconterei loro la mia favola
il mio percorso di guarigione
per dare loro la speranza e la forza di lottare
e non arrendersi mai….
La consapevolezza della malattia
mi affido a te
per parlarti di questa febbre misteriosa che ho da venerdi
di questa mia debolezza
dei miei fremiti di vita…
l’aria ha il profumo delle rose
..una felicità che ha il sapore di cioccolato…
c’è una casetta sull’albero grande…
tutti insieme lassù siamo al sicuro
siamo protetti…
Il ricordo
ho conosciuto il silenzio di questa stanza
dove ho incontrato i miei pensieri
che sono andati sempre al mio caro Axel
un grosso pastore tedesco…
da I miei sogni son come conchiglie BUR Ragazzi Rizzoli a cura di Antonetta Carrabs (I diritti d’autore dell’antologia sono devoluti al Comitato Maria Letizia Verga per lo studio e la cura della leucemia del bambino)
Il buio della notte non è l’unico colore del cielo
Dal mio diario
Reparto di Ematologia Pediatrica Mercoledì 10 febbraio 2010
Se solo fossi un albero…
là dove tutto il mondo si incontra in un nidoSenza tregua
l’albero prende lo slancio
e freme con le sue foglie,
le sue infinite ali.
Stamani ho incontrato per la prima volta Patrik
Ha 14 anni e scrive poesie. Con lui l’inseparabile amico Ciak, un pupazzo di stoffa colorato, tutto testa, con grandi occhi e un cappello a righe.
L’ho trovato una mattina nel mio letto, qui in ospedale, non so chi me l’ha lasciato. Da allora è sempre con me. Mentre ascoltavo la TV ho sentito ripetere la parola Ciak, mi è piaciuta e così ho deciso di chiamarlo Ciak. A lui sto affidando i miei pensieri di adesso. – mi confida Patrik.
Stamani parleremo degli alberi. Patrik mi dice che è molto bello parlare degli alberi. Patrik scrive la sua prima poesia.
L’albero di mele rosse
Sono qui per crescere e diventare albero/sotto l’ombra di altri alberi impariamo ad amare il sole.
Sono qui per crescere e diventare albero
sotto l’ombra di altri alberi impariamo ad amare il sole.Vorrei essere un albero dai rami lunghi un albero di mele rosse che ospita tutti gli animali.
Vorrei tra i miei rami gli uccellini che fanno il loro nido
gli scoiattoli che vivono nel mio tronco
e il mio amico Ciak che vive nel cespuglio.Un albero di mele rosse in un bosco fiorito
con l’aria dal profumo di mille fiori
di tutti i colori.
Sono un albero felice perché ho tanti amici.
Gian Paolo ama la natura, in tutte le sue manifestazioni
Gli mostro l’immagine di un dipinto di Monet che racconta un luogo di natura ventoso. Il colore azzurro degli alberi s’infrange sulle chiome, scuotendole in un vortice di danza. Gian Paolo decide di raccontare un episodio di qualche tempo fa che gli sta molto a cuore.
Dopo un lungo periodo in ospedale – mi dice – riuscii ad andare a casa per qualche giorno. Era tale la mia gioia che non riuscivo a contenerla. Appena fuori dall’ospedale, la prima sensazione di libertà mi fu data dall’aria che sentivo sulla faccia. Era da tempo che non avvertivo il vento. Una sensazione di leggerezza mista a libertà. Ero libero, finalmente! O almeno per poco. Appena superato il bar dell’ospedale sono corso ad abbracciare un albero. Non un albero grande, quello più piccolo, in modo tale da poterlo abbracciare meglio. Non so descrivere quel fuoco che scorreva fra me e lui. Ho avvertito la sua voce, il suo calore, la vita.
Sento che il mondo entra in me
come i frutti che mangio.
È vero, mi nutro del mondo.
Ho abbracciato un albero
È giovedì sera
sono nella mia stanza ospedaliera
aspetto la fatidica risposta del dottore.All’improvviso lui entra
e con un gesto della mano
mi fa capire che sono libero di andare.Mi alzo di scatto
mi vesto rapidamente
e in pochi minuti sono fuori dall’ospedale.Sento aria fresca nel mio viso
che mi fa sentire leggero e mi unisce con la natura
sento il forte bisogno di abbracciare un alberoMi fermo davanti ad un alberello
e lo abbraccio fortemente
sento il fuoco scorrere nel mio profondoPoi viene mia zia Rosalia che mi vede e mi dice:
-Paolo! Non fare lo stupido, lascia subito quell’albero.Io le rispondo:
-Zitta, zia. Non capisci!In quell’abbraccio io avevo avvertito l’amore per il mondo.
Reparto di Ematologia Pediatrica Mercoledì 10 febbraio 2010
Spesso la musica mi porta via come fa il mare
Petto in avanti e polmoni gonfi come vela scalo la cresta dei flutti accavallati che la notte mi nasconde; …sento vibrare in me tutte le passioni d’un vascello
Aliona scrive la sua prima poesia dedicata alla musica
Aliona è una bambina ucraina, cieca dall’età di cinque anni. Ama la musica e in particolare il pianoforte, mi parla della signora Edwige, la sua maestra di musica, diplomata al Conservatorio di Milano. Edwige è cieca. Abitano entrambe a Luratecacivio. Aliona mi racconta della generosità della signora Edwige, dei pomeriggi trascorsi a casa sua a suonare il pianoforte. Poi i continui ricoveri in ospedale e questo grande desiderio di ritornare a Luratecacivo dalla signora Edwige per continuare a suonare.
Spesso la musica mi porta via
come fa il mareQuella volta ero sulla spiaggia
a Reggio Calabria
eravamo andate con la mamma
a trovare un’amica.Ero molto felice!
Mi sono divertita a raccogliere tanti sassolini
erano grandi, lisci. ruvidi, piatti.
Uno di loro aveva una forma particolareera quadrato
con un piccolo buco in alto, proprio in mezzo.Li ho portato a casa i sassolini.
Li ho conservati.Quante volte li ho annusati!
Tante!
Avevano l’odore del mare.Con il sassolino quadrato, il mio preferito
e un filo di nylon ho fatto una collana.Che divertimento con i sassolini
di Reggio Calabria!
Reparto di Ematologia Pediatrica Mercoledì 7 maggio 2010
Primavera brilla nell’aria …
sì che a mirarla intenerisce il core..
L’incontro di oggi avrà come tema la primavera
…si respirava l’odore del prato fiorito di primule e lavanda che saliva da ogni parte e mi risuonava all’orecchio una dolcezza infinita. Percepivo un mondo di vibrazioni, di piccoli bisbigli, del ronron delle api che si posavano di fiore in fiore in un’armonia perfetta. ..Che turbinìo dolce! Andavano incontro alle compagne con una delicata, rasserenante sensazione di benessere, di musicalità, di leggerezza in cui mi lasciai immergere, mentre le seguivo…il ramo, un fiore, un insetto smarrito diventavano i miei compagni di avventura. E cosa dire della meravigliosa varietà dei colori, l’inesauribile diversità nella combinazione dei segni e degli ornamenti, che si nota sul dorso di una semplice coccinella? Quale prodigio! …La natura, che serbatoio di bellezza!…
Alessia scrive la sua prima poesia
Alessia mi sta aspettando, vuole scrivere una poesia per il dottor Jankovic, il dottore giardiniere. Il Dr. Momcilo Jankovic è pediatra emato-oncologo, responsabile dell’unità operativa day hospital di ematologia pediatrica dell’Ospedale San Gerardo di Monza.
Il giardino fiorito del dottor Jankovic
Ti scrivo una poesia
caro dottor Jankovic
che parla del tuo prato fiorito
con tanti colori
giallo, rosso, verde.Con il cielo azzurro come il mare
con gli alberi pieni di foglie.Tu che sei il giardiniere
non stancarti mai di annaffiarloricordati di curare i fiori
e di togliere tutte le erbacce.Sei un giardiniere molto simpatico
e un bravo dottorericordati di curare i bambini
come sai curare il tuo prato fiorito.
Secondo M. Jankovic al bambino va garantito il diritto morale di una piena ed esauriente spiegazione delle procedure, in base al livello di maturità. La comunicazione deve essere un processo continuativo, non un evento sporadico, in modo che, anche in fase terminale la comunicazione sia più stemperata. Il medico comunica al bambino la malattia, senza la presenza del genitore, attraverso l’aiuto di un set di 25 diapositive, molti sono cartoni animati.
La malattia viene spiegata utilizzando la metafora del giardino fiorito, con i suoi fiori, le piante e l’erba, come quelli che rendono funzionale il midollo, i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine che sono minacciate rispettivamente dalle erbacce (ortiche) e dai blasti (cellule cattive) che crescendo, rovinano il giardino e il midollo.
Il midollo è come un prato verde – dice Jankovic – Bisogna aiutare l’erba buona a non essere distrutta da quella cattiva. E l’unico modo è affidarsi a bravi giardinieri che ripuliscano il terreno e seminino l’erba buona perché ricresca.
L’ago a farfalla dei periodici prelievi di midollo, i capelli che cadono, il gonfiore, lo stomaco sottosopra dalla chemioterapia e il trapianto di midollo, per qualcuno, rappresentano la quotidianità di interminabili mesi di ospedale. Dire loro la verità sulla malattia dà loro la forza di lottare, li prepara a resistere.
Reparto di Ematologia Pediatrica Mercoledì 16 dicembre 2009
Lorenzo parla della sua malattia serenamente: vorrei dire a tutti che la mia esperienza/ pur mettendoti in difficoltà/ è un’esperienza positiva/ perché impari a vivere in modo diverso/ tutto questo fa nascere un bellissimo sentimento…
Se potessi scegliere
per questo Natale
metterei un passo fuori dall’ospedale
per passarlo insieme alla mia famiglia
e raccontare loro la mia esperienza.Vorrei dimostrare che in questo caso
gli affetti sono più importanti
di una cosa concreta.E vorrei dire a tutti
che la mia esperienza pur mettendoti in difficoltà
è un’esperienza positiva
perché impari a vivere in un modo diversoe tutte le persone
anche quelle meno frequentate
riescono a darti anche loro un supportotutto questo fa nascere
un bellissimo sentimento.
Minnie, un cane speciale
Minnie è un bassotto di sei anni
ci è stata donata ancora quando era piccola.I primi mesi io avevo un po’ di timore
a prenderla in braccio
ad accarezzarla
poi via via mi sono abituato.Una sera Minnie è entrata in cucina tutta gonfia
subito me ne sono accorto
e l’ho riferito ai miei genitori.La portammo così dal veterinario
Minnie incominciava a stare male
a perdere il pelo
e a non rispondere più alle cure.Ma poi un giorno lei si sentì meglio
e noi la andammo a trovare
era tutta spelacchiata
e con un affare alla testa che la faceva assomigliare
ad un’aspirapolvereLei era molto felice e anche noi di rivederci.
Minnie sta bene
e ora che mi sono ammalato io
sembra che abbia intuito il mio problema
e che voglia stare attenta a me!
Reparto di Ematologia Pediatrica Mercoledì 7 maggio 2010
La poesia che diverte
Giocare con le parole, mescolarle, deformarle, trasformarle. Liberarle per rincorrerle. È un’allegra esperienza, un viaggio leggero nel linguaggio che folleggia. È la ricerca della “leggerezza”. È la poesia che diverte.
Tri tri tri
Fru fru fru
Uhi uhi uhi
Ihu ihu ihuIl poeta si diverte
pazzamente
smisuratamente.
non lo state a insolentire
lasciatelo divertire
poveretto
queste piccole corbellerie: sono il suo dilettoCucù rucù
Rucù cucù
Cuccuccuccurucù!Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze
Licenze poetiche.
Carlotta ha otto anni, di una simpatia travolgente. Mi parla dei Mario, il suo compagno di classe e dei continui dispetti che, insieme ai suoi compagni, fa ripetutamente all’amico “ciccione”. Mario è grassissimo, tanto grasso che in palestra è un vero disastro dice Carlotta. Lo chiamiamo professore, perché sa sempre tutto, non sbaglia mai nulla
Carlotta scrive la sua prima poesia divertente:
Il mio compagno di scuola
che porta i pannoliniMario è ciccione come il montone
ci stringe tanto forte
che nessuno gli fa la corte.Mario ha talmente tanta pancia
che sfonda la bilancia
si veste da maestra
ed è un carciofo in palestraQuesta poesia è dedicata
a quell’enorme gigante frittata
di nome Mario detto elefantini
che porta sempre solo i calzini
Reparto di Ematologia Pediatrica Mercoledì 18 novembre 2009
Ho conosciuto il silenzio
delle stelle e del mareil silenzio dei boschi
prima che sorge
il vento di primavera….
Una poesia è fatta anche di silenzio… una parte di silenzio si trasforma in parole e una parte resta silenzio. Perciò intorno ad ogni poesia resta il grande margine della pagina bianca. Quindi bisogna imparare a leggere anche gli spazi bianchi. Questo vuol dire che là dove sono segnati, bisogna fermarsi e lasciare che, come da un’apertura improvvisa, il silenzio entri e ci sommerge come un fiotto d’acqua. E quando leggeremo le parole che seguono, ci appariranno più importanti e ci accorgeremo di come il poeta le ha scelte ad una, ad una, con cura, di come ciascuna di esse sia preziosa. Poiché le parole sono circondate da silenzio, è come se la loro eco continuasse a vibrare in quel silenzio.
Il tema di oggi è il silenzio
L’uomo del faro esce con la barca,
scruta, perlustra, va verso l’aperto…
Il fiume fermo nella sua pelle luminosa aggricciata dal controvento
…chi sa come mi lascia il tuo silenzio…
Incontro Alessandra, Daniele, Josef, Nicolò e Luca
Alessandra è molto timida. Le illustro alcune immagini di natura, di luoghi, di persone, di animali. Le parlo del silenzio della poesia, dell’incantesimo del silenzio quando ha voce. Alessandra mi ascolta, attentamente. Mi chiede di rivedere un’immagine in particolare: quella di un cagnolino che corre sul prato. Il suo sguardo si illumina. Mi racconta con gioia del suo pastore tedesco Axel. Decide di scrivere la sua prima poesia. Alessandra non è più tornata a casa.
Axel
Ho conosciuto il silenzio di questa stanza
dove ho incontrato i miei pensieri
che sono andati sempre al mio caro Axel.Axel è un grosso pastore tedesco.
Oh, se lo avessi con me lo accarezzerei!E mentre lui si sdraia e tira su le zampe
io gli direi:“Axel portami via con te
portami a Soverato, portami al mio mare.
Tuffiamoci nelle sue acque blu come d’estate.”E i miei ricordi vanno alle nostre corse sulla spiaggia
mentre mi Axel mi rincorre schizzando dappertutto
l’acqua del mio mare, del mio mare di Soverato.
Il fiume fermo nella sua pelle luminosa
aggricciata dal controvento…
chi sa come mi lascia il tuo silenzio…
Josef sceglie i versi di Mario Luzi perché parlano del fiume
L’immagine proposta del dipinto di Vincent Van Gogh gli è piaciuta molto, posso dire di certo che ha comunicato più delle altre con Josef.
Il fiume fermo nella sua pelle luminosa
e in lontananza la mia piccola barca dove sono con la mia mamma Joy.
È sera!Nel cielo infinite stelle
che illuminano le acque del fiume.Vedo il paradiso con tanti, ma tanti fiori
e sento dentro di me tanta felicità.Abbraccio la mamma Joy
fortissimo.“Mamma Joy
guarda quel bellissimo fiore azzurro!”Il nostro viaggio continua
verso l’Italia.
Nicolò è arrivato solo ieri. Oggi è il suo primo giorno di ospedale
Insieme alla sua mamma mi legge la filastrocca che i suoi amici gli hanno scritto, rigorosamente in dialetto: Anva a truà al Nicolò. Mi parla delle montagne a punta di Chiavenna, delle scalate fin sulla cima. Di quanto l’aria sia fresca e pulita, dei colori brillanti della sua Chiavenna.
Nicolò scrive la sua prima poesia.
Il silenzio delle mie montagne
È una bella giornata di piena estate
con tanti colori vivaci
in fondo allo sguardo
le mie montagne di Chiavenna
con le loro punte più affilate.
Sembrano toccare l’azzurro del cielo!Sono lì, con i miei tanti amici
mentre mi arrampico sul fianco del Suretta.Mi arrampico su, sempre più su
dove l’aria è fresca, sempre più fresca.
Daniele si è svegliato dopo quasi tre giorni febbre altissima
Oggi sta meglio. Mi ascolta mentre gioca con il suo inseparabile videogioco. Continuo a parlargli quando, ad un tratto, mi interrompe chiedendomi di rivedere il dipinto di Vincent Van Gogh. Lo guarda con attenzione. Gli ricorda un quadro che è in camera da letto dei suoi genitori. Mi sottolinea che i colori e le luci sono simili al grande quadro della mamma. La zia mi conferma dell’esistenza del quadro: raffigura la città di Rio De Janeiro.
È l’incipit per una nuova poesia
Io, nel lettone della mamma
quanto mi sento al sicuro!Guardo il grande quadro sopra di me
è Rio De Janeiro di notte
coi suoi colori dagli azzurri ai gialli.Mi lascio coccolare
fra la mamma e il mio papà.Mi addormento mentre accarezzo
l’orecchio della mia mamma
e sento più forte il suo profumo.Che buono il profumo di mamma!
È dolce e mi dà sicurezza.
Daniele mi legge la poesia che ha scritto per vendicarsi del suo nemico
Bactrim Il mio nemico Bactrim
C’era una volta
una tranquilla e allegra famiglia
che abitava sulle rive di un fiume
in un dolce paese.Ma un bel giorno
il cucciolo di famiglia si ammalò
e dovette andare in ospedale.In questo ospedale c’erano belle suite
bravi dottori, dolci infermiere
e un cibo insolito e monotono.Purtroppo arrivò sabato
il giorno malefico del “Bactrim”.
In vari modi l’ho provato
ma sempre vomitato.Orribile!
Dopo tanti svariati tentativi
all’ultima possibilità
eccola la via giusta: Nutella e Bactrim.Una bella coppia
come gusti che ne dite?Ma finalmente, dopo tante settimane,
la terapia finì e con quella anche
la brutta compagnia del Bactrim.Sapete che fine ha fatto il Bactrim?
È volato giù dalla finestra.Che gioia!