Isabella Morra (1520 – 1546)
I fieri assalti di crudel fortuna
I fieri assalti di crudel Fortuna
scrivo, piangendo la mia verde etate,
me che ‘n si vili ed orride contrate
spendo il mio tempo senza loda alcuna.Degno il sepolcro, se fu vil la cuna,
vo procacciando con le Muse amate,
e spero ritrovar qualche pietate
malgrado de la cieca aspra importuna;e, col favor de le sacrate Dive,
se non col corpo, almen con l’alma sciolta,
esser in pregio a più felici rive.Questa spoglia, dove or mi trovo involta,
forse tale alto re nel mondo vive,
che ‘n saldi marmi la terrà sepolta.
Poesie in onore di Isabella Morra:
Crudele è la mia sorte!
È scritto nel sole
e nel colore di questo luogo d’erba
nel silenzio della notte che trabocca sui torrenti
sui sipari d’aria
tra i salici che si velano di brina
fin sotto i ciuffi d’erba di Favale.Oh vita!
Vita mia sospesa!Il tuo soffio è pianto
in questo mio punto di origine
dove io prolifero di inquietudine.Oh libertà!
Di me, da me.Mi disvelo nell’imo di tutte le mie cellule
e sono crisalide
fra le chiome inquiete degli alberi.
Avvampo nei frammenti dei miei dilaniamenti
col gemito continuo di un roveto in fiamme.
questo mio mal superbo è necessario?Come posso?
Come posso alleviare la presa dei suoi artigli?Lo sento
è nella mia umana finitezza
approda nelle tenebre smarrite
nelle anse del fiume che si sfilaccia a valle.E io mollico stordita dal desiderio
mi incendio ancora al sole, sul mio stelo
e aspetto di fiorire in un sussulto.Colma del mondo
mi nutro di polline col suo umidore
e collimo di ambrosia.In me. Infinitamente in me.
Il mio mal superbo
Il mio mal superbo
scioglierà i perché
e le dubbie risposte.La gestualità
gli intenti delusi
e la magnifica idea della conoscenza
banditi l’incoerenza
e la metodologia ignorante.Invado la mia strada
irritando chi si arresta al mio manto.
L’illuminato
comprende l’essenza.