Risultati Premio di Poesia Isabella Morra XIII Edizione
Dedicato a Wisława Szymborska nel 100° Anniversario della sua nascita
Villa Reale – Sala degli Specchi sabato 28 ottobre 2023
Cerimonia di premiazione
XIII Edizione PREMIO DI POESIA DI MONZA “Isabella Morra”
dedicato a Wisława Szymborska nel 100° Anniversario della sua nascita
Un successo di pubblico e consensi per questa XIII edizione del premio di poesia fondato da Antonetta Carrabs.
Presidente di giuria Iride Enza Funari.
La Casa della Poesia di Monza e la sua presidente Antonetta Carrabs conferiscono il Premio alla carriera a Guido Oldani per la sua poetica e per aver dato vita ad un nuovo modo di interpretare il mondo e di rappresentarlo.
GUIDO OLDANI è il fondatore del movimento letterario e artistico internazionale del Realismo Terminale una tendenza letteraria di portata planetaria, aperta alle più varie forme espressive: la rappresentazione critica e ironica della civiltà globalizzata degli anni Duemila.
Nel 2010 Oldani pubblica, con l’editore Mursia, il libromanifesto “Il Realismo Terminale” e porta alla luce l’impressionante metamorfosi dell’ambiente dominato dalla tecnologia e sovraffollato di merci, un ambiente diventato ormai artificiale. Nasce una nuova corrente.
A partire da questa consapevolezza, la poetica di Oldani definisce una forma retorica apposita per sancire il primato della realtà artificiale nell’esperienza attuale del mondo: la “similitudine rovesciata”, il marchio di fabbrica del Realismo Terminale. I primi elementi del Realismo Terminale, secondo alcuni studiosi, erano già presenti nella sua prima opera “Stilnostro” (1985) con prefazione di Giovanni Raboni.
Per il movimento fondato da Oldani, moltissimi gli intellettuali dall’Italia, dalla Cina, Russia, Stati Uniti, Sudafrica, Svezia che hanno sottoscritto la sua candidatura al premio Nobel 2021 per la Letteratura.
La presidente
Antonetta Carrabs
PREMIATI POESIA INEDITA
1° Classificata – Ida Campagnola
Motivazione: Una poesia aspra e insieme delicata, ricca di un pathos tuttavia contenuto, perfetta per l’uso sapiente del linguaggio poetico che, unicamente attraverso immagini e suoni, avvalendosi di metafore, metonimie, sinestesie, enjambements e di un uso calibrato delle pause e degli intervalli, trasmette vibrazioni profonde e trascende la cronaca di un dramma epocale ogni giorno sotto i nostri occhi, per immetterci nell’esperienza di una immedesimazione emotiva, ma diventa al tempo stesso anche l’emblema più vasto della tragica condizione umana sempre dilaniata fra violenza e pietà. Nei versi finali , inabissando in modo subitaneo un sentire collettivo nel dialogo interiorizzato e struggente fra un “io” e un “tu”, l’individuale si fa universale e l’universale si incarna in quella unicità assoluta che in realtà ci coinvolge tutti e che è propria della poesia quando è vera poesia. (Donatella Bisutti)
MEDITERRANEO
Un sobbalzo, uno schiaffo di mare
sul collo e le mani ferite spaccate,
questo piccolo corpo di latte adagiato
una tasca di seno salato, allattare.
Pochi sguardi negli occhi degli altri
con i pesci gli stracci le alghe la fame
non si sente l’odore di sangue di piscio
di carne passata, non si sente più
niente,
soltanto il rumore continuo del mare
in un buio di freddo sospeso
nel vuoto di un’onda
la barca continua a saltare.
Con le braccia mi stampo sul corpo
il bambino, dormi figlio che è notte,
che forse dovremo annegare.
2° Classificato – Stefano Baldinu
Motivazione: “La luce giusta per non svegliarti” è una poesia che si direbbe superficialmente d’amore; e pure lo è, poesia d’amore, ma di un amore che più che sentimento è ricerca di luce, pensiero assorto in un paesaggio metafisico, dove si trova la “scienza imperfetta dell’azzurro”,esercitata nell’idea di una vita che è “tutto un cercare varchi fra le apocalissi”.
Ancora di “scienza”, ma questa volta di “scienza esatta” dell’ingenuità, parla il lamento per la morte di Carlos Casagemas, evento che, come noto, colpì moltissimo il giovane Picasso, e sta alla base del “modo” della creatività pittorica del grande spagnolo che è stato poi definito il periodo blu. Così lo stare in bilico dell’amico malato sulle labbra della fortuna, in questo testo di Baldinu, che prende parola in vece di Picasso, si rovescia nell’immagine speculare (e toccante per il lettore) dell’infermo sgomento in “tutto questo blu”, che vorrebbe annegare come una corsa di nuvole.
La terza e ultima poesia ci parla di “una sconosciuta felicità”. E lo fa con il candore intenso di una parola che vorrebbe riconoscersi in una “stalagmite” che sale fino a diventare una pronuncia di cielo. Qui, in questa poesia dove il sole è definito “la quadratura di una meraviglia” e il bianco del paesaggio innevato sembra “un sudario trasfigurato”, gli “echi della nostalgia” sono, evidentemente, i rimbalzi e i riverberi nella coscienza del poeta pascolianamente bambino del “girotondo” fra terra e cielo nel quale consiste, in fondo, la sua e la nostra vita. (Massimo Morasso)
LA LUCE GIUSTA PER NON SVEGLIARTI
Giorno dopo giorno il canto gregoriano
dei cardellini si fa linea chiusa
sui cortili.
Io non so dormire; quest’aria lentissima
è una preghiera che sale a colmare
la clausura dei silenzi.
C’è che si vive assorti nella delizia rarefatta
di queste solitudini; la mia vita
è tutto un cercare varchi fra le apocalissi.
Più in là dove una bandiera si torce
alla scienza imperfetta dell’azzurro
tutti attendono un cenno, la sintassi
dei fili appesi alla certezza delle ombre
anche io quando cerco, invano, fra le parole
la luce giusta per non svegliarti.
3° Classificato – Emanuela Dalla Libera
Motivazione: La poesia di Emanuela Dalla Libera sposta la dimensione verso l’alterità e lo spazio, smarginando i confini e gli sfondi, attraverso un processo di profondità e liberazione. La sua rincorsa frequenta istanze di emersione e temporalità, rilasciando oblio e memoria, stagioni e lacrime, sponde e trascinamenti di veli. (Andrea Galgano)
AD ALTRA SPONDA
Ho abitato una casa di silenzio
lungo l’argine del fiume,
al di là i colli, sponde al nulla
e al cielo, si aprivano i balconi
sui monti azzurri all’orizzonte,
sull’infinito inafferrabile dei mondi.
Aprile profumava d’api e di fogliame,
l’estate vibrava sui campi deserti
alla controra, sulle zolle polverose
vuote di parole che l’autunno rivestiva
di memoria, memoria della vita che si oscura
nel cadere delle foglie e della luce,
nel vibrare della terra sulle croci.
Ma era l’inverno a essermi fedele.
Tornava con la neve nelle tasche
e la nebbia dentro l’aspersorio
per spargere dintorno assenza di confini,
per togliere i contorni alla penuria
delle case, coprire di oblio l’anelito
alle voci. Riempivo il nulla di forme
assenti alla mia vita, di labili figure
e passi nella neve, immaginavo storie
a confortare il tempo, illimpidire
il velo che mi stringeva intorno,
aprendo nella mente un varco e un lume.
Il niente rimaneva nella gola,
lo trascinava il fiume ad altra sponda.
Finalisti:
Giuseppe Carlo Airaghi
Massimiliano Bianchi
Nello Bolognini
Nunzio Buono
Luigi Cannone
Francesco Celi
Monica Chiurazzi
Mauro Ferrari
Giancarmine Fiume
Maria Grazia Franceschetti
Franco Fiorini
Luciano Giovannini
Marilena Guarnieri
Lucia Lo Bianco
Dario Marelli
Tullio Mariani
Lidia Popolano
Flavio Provini
Pasqualina Salvi
Paola Venezia
PREMIATI POESIA DIALETTALE
1° Classificato – Giulio Redaelli
Motivazione: La poesia di Giulio Redaelli ci prende per mano e ci conduce nella profondità del nostro cuore. I suoi versi esigono silenzio e reclamano l’ascolto.
Una poesia intima, vibrante: “mentre cerco singhiozzi di parole/ tra le pieghe delle pagine/ con storie che sbriciolano fra le dita/ così m’innamoro della fantasia”.
Le immagini, talvolta nostalgiche, narrano della fatica della terra, passato e presente si rincorrono; descrivono lo scorrere della vita, il bisogno di esserci ma con umiltà: “il pomeriggio accarezza nuvole di pensieri/ mentre trucca le carte/ per non diventare ieri/ E’ al fuoco vivo della sera/ che mi sento un cristo senza altar”.
SENZA ALTAR SENZA ALTARE
Trapunta de silenzi Trapunta di silenzio
su tera patida in cross de gess su terra sofferente in croce di gesso
rari zeuff d’erba rari ciuffi d’erba
bianch cumè cavei invegii bianchi come capelli invecchiati
‘Na bisa de gel la scarliga di man Una biscia di gelo scivola dalle mani
e la scif busii sul veder panaa e scrive bugie sul vetro appannato
che’na tusida de su cancelerà che una tossita di sole cancellerà
Gh’è ‘n tiepid de legna C’è un tiepido di legna
ch’el porta sonn ai penser che assonna la mente
intant che cerchi sangott de paroll mentre cerco singhiozzi di parole
tra i piegh di pagin tra le pieghe delle pagine
con stori che sfreguien fra i dii con storie che sbriciolano fra le dita
insci m’innamuri de la fantasia così m’innamoro della fantasia
del nient santificaa del niente santificato
Setaa sui basei del ciel Seduto sui gradini del cielo
la bass la carezza nuvul de penser il pomeriggio accarezza nuvole di pensieri
intant che la truca i cart mentre trucca le carte
per minga diventà ier per non diventare ieri
L’è al feuch vif da la sira E’ al fuoco vivo della sera
che se senti ‘n por crist senza altar che mi sento un povero cristo senza altare
2° Classificato – Marino Beltrame
Motivazione: Beltrame scrive e apertamente s’interroga. Il valore alto della parola soddisfa talvolta anche questa esigenza: quella di sollecitare dubbi in noi.
I suoi versi “mi vola vicino da giorni/ quello che non scrivo ancora/ che ancora non ho fermato” creano discernimento.
Nella sua poesia”Quello che non scrivo ancora” avvertiamo il dolore del poeta, l’insicurezza di un senso delle cose ancora tutto da stabilire: “magari a quest’ora/ sopra un altro cuore/ si è già fermato”. Rimane così sospeso in trepida attesa di ciò che in un singulto invoca.
U me sgoa vixìn da giurni
quellu che nu scrivu ancun,
che ancun nu ho fermò
inscio papé,
che nu so ben
cusse u me veu dí,
se dulù, gioia o in magun …
U l’è lì a purtò de man
ma quandu ou ciammu
u sgoa sübitu luntan,
nu so mancu su l’è propriu mi
cu veu o a in’otru
u l’è destinò,
magori a ’st’ua
surva in’otru cheu
u s’è ža fermò …
QUELLO CHE NON SCRIVO ANCORA
Mi vola vicino da giorni
quello che non scrivo ancora,
che ancora non ho fermato
sulla carta,
che non so bene
cosa mi vuol dire,
se dolore, gioia o un magone …
E lì a portata di mano
ma quando lo chiamo
vola subito lontano,
non so neanche se è proprio me
che vuole o a un altro
è destinato,
magari a quest’ora
sopra un altro cuore
si è già fermato …
PREMIATI SEZIONE STUDENTI
1° Classificato – Gabriele Garofalo
Motivazione: Colpisce per la maturità delle scelte stilistiche e per lo spessore umano la poesia di Gabriele Garofalo che affronta temi di forte impegno civile, interrogandosi su eventi del passato come la Shoah nel testo Artiglioe su drammi dell’oggi, come la tragedia dei migranti morti a Cutro nel testo Anime stracciate: quesiti che non trovano risposta se non nei versi: «Urla che il contrario /della morte e l’odio / non è la vita…/ ma l’amore dall’anima di seta». Versi brucianti, che risvegliano le coscienze, ricordando che nell’orrore e nell’abbruttirsi della civiltà il flatus etico dell’amorerimane l’unica stella polare del sentire umano in grado di riscaldare ancora i cuori e ridestarli alla pietà. Alto dunque resta il valore della poesia nel farsi strumento di “resistenza” e militanza.
ARTIGLIO
Lo senti affondare
l’artiglio nel cuore?
È il nèfesh che appare
a un’ebrea che muore
Aveva carne sulle ossa,
e sangue nelle vene,
al suo sposo era promessa
le guance come porcellane
Sei tu che hai rubato
giorni, attimi ed ore
dei fratelli hai abusato
rasando capelli e gole
Tu che alla nuca miravi
e hai esploso il fucile
sei quello, tra gli ignavi
che ha impedito di fuggire
Non sei andato a scuola
o non te l’hanno mai detto?
L’orrore delle morti
dei confinati nel ghetto
Scavàti i loro corpi
sono come calanchi
erosi da ataviche serpi
e secchi a mo’ di tronchi
In caldaie di spume amare
sfiatano ferite e lagrime piene
spezzando uno spigolo di pane
e denti, come tetti sull’altare
In un catino argentato
deponi il tuo perdono
in memoria di ogni nato
e di quanti più non sono
In passato sono stati,
per sempre uomini saranno
potevan essere tuoi antenati
e oggi un saggio nonno
Tu che hai vent’anni
e sei felice
non consegnare alle erinni
un penoso calice
Urla che il contrario
della morte e l’odio
non è la vita…
ma l’amore dall’anima di seta
2° Classificata – Irene Pace
Menzione: Nel trittico che ci consegna Irene Pace, l’autrice abita e visita una dimensione dell’ umano e del tempo in cui si avverte una profonda sofferenza amorosa, generata da un senso di vuoto e abbandono, da una solitudine pronta ad azzannare la sua spoglia come un fedele “grosso cane nero” appostato al balcone di casa. Ma nel vuoto dell’esistenza si avverte anche una profonda ricerca di luce, ravvisabile nell’ immagine della falena con cui ella si ritrae in Un sabato d’inverno, nel desiderio di ardere, bruciare di vita. I versi sono pervasi da una profonda vena malinconica, che agisce come pedale basso, di sottofondo, in uno scenario di luci ed ombre, sipario del proprio magma interiore.
UN SABATO D’INVERNO
Falena attirata dalla calda luce,
bevo senza seguire un ordine
aspettando che inizi il dolce effetto.
Si scioglie la tensione alle spalle.
Piede leggero, voglio correre,
mente vuota, parlare a vanvera.
La stai guardando anche tu la luna?
Uguale nonostante la distanza?
Chissà se mi stai pensando anche tu?
Vaghiamo cercando chi abbiamo perso,
ridendo a squarciagola a braccetto,
mentre la gente ci guarda con sgomento.
Voglio colorare il mio respiro,
seduta, sbuffo lentamente catrame.
È rimasto solo un vuoto involucro.
Vicino a me dolce odore erbaceo,
ombre tramonti danzano sul muro.
Bruciamo insieme questo sabato.
3° Classificata – Rosaci Martina
Motivazione: Martina pone dinanzi allo specchio della propria giovinezza le peripezie dell’anima da spettatrice attenta e consapevole. Un’anima in continua evoluzione e trasformazione tra gioie e dolori, sogni ed illusioni.
Delicati passaggi, sensazioni dettate dalla giovane età nel divenire di una maturità in attesa di forti emozioni che non potrà evitare e che fanno parte del percorso e della crescita dell’individuo.
ANIMA
L’anima canta
scuote gli amori,
di dolore si veste
e di passione si strugge.
L’anima suona
seduce gli amanti,
un sogno produce
obiettivi costanti.
Tu, anima,
eterea rimani
di fronte alle note
della coscienza, non ti allontani.
Cauta e agitata
attendi la pace, con pazienza.
Osservi la vita
andare avanti, con innocenza.
Tremando,
percepisci profumi
crei unioni.
Spaventata scruti
la vita scorrere
e, dalle tue mani,
scivolare
come sabbia
tra le dita
e, come vento
da una salita.
Anima,
basta poco per spezzarti,
una piuma delicata divieni.
Vaghi all’infinito,
cercando l’amore
e ustionandoti,
ma rimanendo illesa
dalle cattiverie altrui
bruci come fenice, di sorpresa
e, dalla cenere, rinasci,
incolume.
Con un respiro
scosti il forte dolore
per un attimo,
per un solo
e misero attimo
di quiete.
Sembra quasi
ricompensare l’inferno
delle precedenti ore.
Da domani, anche tu
soccomberai all’amore.
3° Classificata – Melissa Storchi
Motivazione: “Facciamo che ero”: quanti giochi di bambini cominciano così. Con quella proposizione di un verbo all’imperfetto, di tanti verbi che si allineano in sequenza nella costruzione di un mondo dove tutto è possibile.
Anche essere una persona diversa e sentire intensamente un dolore adulto, nel corpo e nella personalità immaginata di un’altra da sé.
In questo nuovo guscio umano pulsante, la poesia costruisce emozioni, sensazioni, ricordi, desideri. E anche sofferenze, dolori, bisogno di annullamento, di oscuramento sensoriale.
La poesia rende possibile il gioco emotivo intenso, rende reale la danza di seduzione verso se stessi, primi spettatori delle proprie proiezioni, e verso chi legge o ascolta.
“Facciamo che ero” diventa parola, verso, sogno. Tanto meglio se l’immagine descrive anche capolavori della pittura, fotogrammi di film.
Tutto vivido, per vivere e far vivere altre possibili vite, alle soglie della propria vita adulta.
L’ASSENZA DI MAGRITTE
Annegava l’amore nel profondo.
Solo vuoto nell’infinito blu
si lasciava andare
tra il setoso ondulare
dell’acqua limpida;
ma opaca divenne
come la notte che eclissa
i raggi del sole.
Non più lucentezza in quegli occhi,
non più ossigeno gonfiava il petto.
Armoniosa la sua figura di donna,
non più calde le mani
per abbracciare un figlio,
non più accoglienti le tue braccia.
Quegli ingenui occhi hanno visto il “crollo”.
Sentimenti come macerie alzavano
polvere e creavano frastuono.
L’eco nella mente si ripeteva
come i giorni a fissare il vuoto.
Non era più viva la sua anima:
l’essenza dell’assenza…
i volti non avevano più uno sguardo,
nessuna espressione scorreva
in quegli istanti.
Era il rifiuto di provare dolore, voleva dimenticare le “immagini”,
quelle che le avevano segnato la vita,
quelle che inconsapevolmente
si sarebbe portato fino
all’ultimo sospiro.
All’ultimo refolo di vento
e all’ultima visione dei suoi occhi
come due amanti nella notte.
I volti celati non dal buio
ma dal dolore così profondo.
E… quell’ultimo bacio
senza più ammirare la reciproca
bellezza per quel tormento di essere cieco
dalla sofferenza.
Finalisti
Emanuele Alimonti
Chiara Della Tommasina
Alessandro Rossi
POESIE PREMIATE SEZIONE SPECIALE SANQUIRICO
In una tazza grigia bevo la solitudine velenosa
dei giorni strappati alla libertà
Povera anima mia solitaria che muore
come me di lontananza
sprofondata nell’abisso della noia
Aleggiano nel buio
l’orrore e la bestemmia alla maledetta schiavitù
Sembra di essermi tuffato in un sogno infinito
In un triste mondo
Dal livido orizzonte
Dove del domani nessuno è certo
Nell’oscuro dei ricordi addormentati ormai da tanto tempo
L’occhio gonfio di involontarie lacrime
Nelle lunghe notti dove è bandito il sonno
L’alba di un mattino che mi permette
di voler colmare l’anfora vuota
dei tempi passati
divento vecchio
e quasi vecchio sono
lampi di uno spirito lucido e di mille pensieri addormentati
meglio la cruda certezza che la grande bugia
Fatti la galera e che galera sia!
2° Classificato – LE LETTRICI VOLONTARIE
Dedicato a tutte le volontarie e volontari che donano la loro presenza qui
Entrambe hanno passato gli anta…
Una teutonica l’altra permalosetta
La donna del nord che ha in testa il basket
E la donna del sud in viola con la fissa delle luci di Natale
La trentina con gli zoccoli
La Pantelleria con animo gentile e pranzi mirati
Entrambe con l’orologio al polso
L’una di plastica grigia e l’altra di acciaio elastico
Gli occhiali da vista montatura marrone
e lei con lo specchio blu
l’anello intrecciato sul medio
e la voglia di leggere con lei
l’amica con braccialetti a perle nero-avorio
molto diverse ma in una cosa uguali:
leggere i racconti in carcere
è la loro passione di vita
e la dolcezza nel porsi si accentua coi loro sorrisi e gesti
ma le smorfie e i sottointesi
rallegrano le nostre giornate un po’ cupe
e ti fanno capire che il bello è dentro quanto fuori.
3° Classificato – IL PASSATO E’ COME UN’OMBRA
Vorrei dormire
Vorrei sognare
Ricordi che ti pesano
Scelte sbagliate
Da onesto sono diventato cattivo
Vorrei tornare indietro
e ricominciare da zero
Il passato è come un’ombra
non mi abbandona
Devo cercare il buio per farla sparire
Premio alla carriera a GUIDO OLDANI
GUIDO OLDANI è il fondatore del movimento letterario e artistico internazionale del Realismo Terminale una tendenza letteraria di portata planetaria, aperta alle più varie forme espressive: la rappresentazione critica e ironica della civiltà globalizzata degli anni Duemila. Nel 2010 Oldani pubblica, con l’editore Mursia, il libromanifesto “Il Realismo Terminale” e porta alla luce l’impressionante metamorfosi dell’ambiente dominato dalla tecnologia e sovraffollato di merci, un ambiente diventato ormai artificiale. Nasce una nuova corrente. A partire da questa consapevolezza, la poetica di Oldani definisce una forma retorica apposita per sancire il primato della realtà artificiale nell’esperienza attuale del mondo: la “similitudine rovesciata”, il marchio di fabbrica del Realismo Terminale. I primi elementi del Realismo Terminale, secondo alcuni studiosi, erano già presenti nella sua prima opera “Stilnostro”
(1985) con prefazione di Giovanni Raboni.
Per il movimento fondato da Oldani, moltissimi gli intellettuali dall’Italia, dalla Cina, Russia, Stati Uniti, Sudafrica, Svezia che hanno sottoscritto la sua candidatura al premio Nobel 2021 per la Letteratura.
La Casa della Poesia di Monza e la sua presidente Antonetta Carrabs conferiscono il Premio alla carriera a Guido Oldani per la sua poetica e per aver dato vita ad un nuovo modo di interpretare il mondo e di rappresentarlo.
La presidente
Antonetta Carrabs
Monza, 28 ottobre 2023