Premio Letterario Isabella Morra – 7^ edizione
Pubblichiamo i testi vincitori e le motivazioni della Giuria
Sezione 1) Testo poetico inedito in lingua italiana
1^ classificato
Anita Piscazzi con la poesia Cucimi gli occhi
premio € 300,00 e targa
Cucimi gli occhi
Cucimi gli occhi
fammi rimanere in una via di mezzo
dove le scarpe non hanno piedi e
il tremore dell’orecchio attacca
il nervo.Un ammasso di spilli il budello
lo stomaco uno scarto laccato
ho incollato l’insonnia al soffittoChi siamo?
Mi vesto di fiori e rido nella bocca
di un’altra che mi sta di fronte
di lei è la notte, i miei passi di nessuno.È umido stasera
leggo il tuo corpo alle manovre
dell’altra.
Il nome che ti ho dato un tempo
non è più radice.Esco da te confusa nella visione
ho perso il narciso tatuato sulla nuca
lo hai invischiato nei suoi nidi
celesti e bruni.Dei tuoi accessi
solo poche frasi distaccate.
Accosto il piede al cancello e mi accorgo
di aver aspettato un fiume contrario.Spegnimi adesso non sono che la mia polvere.
Motivazioni della Giuria
Metafore in torsione per evidenziare una precisa sofferenza d’amore. Scarti lessicali azzardati a preciso supporto di una dolorosa consapevolezza che non si spegne nel punto interrogativo dell’unico dubbio: “Chi siamo?”. Un’illusione che si fa storia d’abbandono dopo una competizione dove l’“altra” appare vincitrice e l’altero imperativo “Cucimi” e “Spegnimi” disegna la fragilità della solitudine.
2^ classificato
Fabrizio Bregoli con la poesia La scena è quella di un giorno
premio Medaglia artistica La Luna di Monza
La scena è quella di un giorno
La scena è quella di un giorno d’aprile
dopo una pioggia credo, rade rondini
qualche bambino che torna a giocare
l’erba ancora patita, il cielo libero
dall’ovvia schiavitù della metafora.Tutto è reale, ma non stinge in prosa.
Una mano che non riesco a distinguere
regge una corda annodata ad un muro.
Ne muove un capo, vi disegna un’onda
d’una geometria mista a inerzia
che si consuma in ampiezza a ogni slancio
fino a smorzare l’ultimo frangente
sul gancio arrugginito, dove annulla.E tutto ha una necessità garbata,
è un’esile perturbazione d’aria
che si dà spazio nella sua ferita
e istante dopo istante va a guarire
un tarlo, a rammendare
un incrinarsi appena del silenzio.
Motivazioni della Giuria
Mentre scorrono i versi, si ingentilisce il volto il lettore. È sereno e con fiducia si lascia accompagnare nei dettagli di stagione, delicati ma saldi. Il curioso invito a osservare il movimento di una corda gli richiede concentrazione e impegno per seguire l’abile disegno. Ma è ancora lieve, disancorato da pesi d’esistenza e fluttua in una dimensione tenue, ben sostenuta dalla perizia del verso.
L’idilliaco scenario rompe le attese quando giunge in chiusa e, pur mantenendo eleganza e garbo, carica di senso il testo, rovesciando il lettore in una muta solitudine.
3^ classificato
Marinella Polidori con la poesia Una cella tutta per sé
premio: targa
Una cella tutta per sé
Sto in cella anch’io assieme a Voi
perché c’è stata già mia madre
e c’è ancora dentro, senza saperlo,
mia sorellaIo no, io non mi sono liberata
emancipata forse, in parte
io resto fiera ma in cattività e silenzioSto in cella, qui rimango imbavagliata
neanche tento d’impazzire, non ho tempo e
non è questo il tempo
per l’estremo atto di doloreIo scrivo e questa è la mia cella
l’isolamento estremo, la stanza in cui mi sono
confinata
Del mio rumore dentro neanche un suono:
è penna che intrattiene la mia pena. Io scrivo
io sono fiera ma in cattività
sedata
da un verso che mi culla e che mi illude d’avermi
liberata“Bestia che parla” così diceva Ortese,
fiera in cattività che scrive, poco è cambiato ma
io rimango dentro, assieme a voi,
in questa cella
per scrivere sui muri che
c’è stata già mia madre
e che c’è ancora dentro, senza saperlo,
Motivazioni della Giuria
“La stanza tutta per sé” di Virginia Woolf (saggio sul rapporto tra donne e scrittura del 1929) diventa “cella” per Polidori, che acutizza e attualizza così la condizione della donna nella scrittura, descritta 90 anni or sono. Non si tratta di una poesia del lamento, ma della presa d’atto che la matrice autoriale femminile in letteratura (e non solo) non ha ancora raggiunto la piena emancipazione, né ha ottenuto il debito riconoscimento. A ulteriore conforto – nel gioco linguistico “io sono fiera ma in cattività”, la citazione di Anna Maria Ortese, scrittrice che – estranea a frequentazioni mondane – ha scelto la solitudine di cui non è stata vittima, ma artefice. Il testo parla in prima persone, ma è la coralità delle donne che netta affiora.
Sezione 2) Speciale Sanquirico
1^ classificata
premio: targa
la poesia Mercoledì e venerdì
Mercoledì e venerdì
Sono i giorni più tristi
Vedo attraverso le sbarre
della mia cella i detenuti passare
con le loro borse colme di vestiti sporchi
che torneranno puliti con l’odore di casa
genitori fratelli e figli li aspettano
percepisco un misto di felicità
e tristezza tra i detenuti
perché sanno che un’ora dura un minuto
in questo luogo
qui la cosa più importante non è respirare
ma smettere di farlo
per emozione
per felicità
per una bella sorpresa
io spero sempre di sentire il mio nome
che dice “F. colloquio familiare”!
ma non lo sento mai e questo mi rende più debole
vulnerabile
solo
esco in cortile e mi metto a camminare
sempre più veloce
un pensiero mi segue e mi raggiunge sussurrandomi
“non sei solo, sei rimasto solo”
2^ classificata
premio: targa
la poesia Odore del legno
Odore del legno
Ogni legno ha la sua essenza
ha il suo profumo
Come il sommelier con il vino
Se lo tagli ti dice tutto
Ti racconta la sua storia.
Il noce, per dire, ha un profumo fresco
la sua segatura ha un colore rossiccio/ marrone
è talmente tenera e soffice quasi fosse neve
L’abete e il pino sono due legni resinosi.
Resina e il suo profumo, ti si appiccicano addosso.
Dal legno escono “lacrime” di resina
che sembrano piangere.
Hanno un profumo talmente forte
che assomiglia a Must di Cartier.
Il frassino invece è un po’ irritante
con delle venature stupende
Uno dei pochi legni che si abbina con tutti i colori
ma si sposa molto bene con il nero.
Il rovere è molto bello
Ogni legno ha la sua essenza.
3^ classificata
premio: targa
la poesia A tutte a lei
A tutte a lei
Il respiro di una sera in affanno.
Sul tergicristallo
la pioggia che screzia
di puntini i tuoi silenzipieno in auto
l’odore di pelle della tua borsa
il tuo sorriso tiratola voglia fra le gambe
che batte come un altro cuore
e non provi colpa
anche se dovrestiIo alla stazione di Monza
al freddo
cercandoti in ogni donnaquanto sei lontana
quanto sei vicinapotresti mutare in magia
un trucco nuovofisso il mio riflesso sbiadito
nelle vetrine demodé
contando i pezzi mancanti
ricontando quelli rimasti
Sezione 3) Lingua dialettale – Poesia edita
1^ classificato
premio: € 300,00 e targa
Nadia Mogini con il volume Issne
Motivazioni della Giuria:
Parlare poco ma dire cose importanti. È con questo adagio, probabilmente recuperato dal fondo della cultura popolare, “dialettale, per dirla tutta”, che possiamo accedere a questo libro di Nadia Mogini “Issne” (Andarsene). Ma andarsene dove, se l’altrove è sconosciuto e presenta gli stessi interrogativi della nostra realtà? Certo, la poesia non è fatta per consolare, o peggio, per creare illusioni. Ecco allora queste poesie, costruite nella lingua “straniera” del dialetto, affermare il desiderio, non di un luogo, bensì il bisogno di una totalità consapevole che possiamo andarcene da tutti e da tutto ma non da noi stessi. Lingua del risparmio la sua ma perfetta per le intenzioni dell’autrice. Lingua della necessità che non può e non vuole essere confusa con tutte le altre.
2^ classificato
Giacomo Vit con il volume Trin Freit
premio: Medaglia artistica La luna di Monza
Motivazioni della Giuria:
Assai suggestivo il tema del freddo, inteso come morte, smascheramento, anche della parola, e, infine, profezia. La lingua è stringata e a volte esplode in suoni e immagini forti. Racconto che corteggia il civile e la sua funzione nella parola.
3^ classificato
Loredana Bogliun con il volume Sfisse
premio: targa
Motivazioni della Giuria:
Stile pacato, sorvegliatissimo, non senza momenti di grido e disperazione. Trova le sue punte più alte nelle poesie d’amore e nella dichiarazione di una scelta di silenzio e marginalità, intesi propriamente come manifesto poetico.