
GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA
dedicata a Eugenio Villoresi,
l’ingegnere che portò il mare in Lombardia
ore 18.00 Sala degli Specchi Villa Reale di Monza Primo piano Nobile
Istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, è un’occasione per riflettere sul valore e sull’importanza dell’acqua che promuove azioni concrete per la tutela delle risorse idriche. Il tema scelto dall’ONU per questo anno è waste water, ovvero i reflui che vengono scaricati nei corsi d’acqua dagli impianti di depurazione civili e industriali. Oggi l’80% delle acque reflue torna infatti in natura senza i necessari trattamenti di bonifica. Un vero e proprio spreco, mentre nel mondo 663 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile.
La conferenza è dedicata all’ingegnere Eugenio Villoresi, figlio del direttore dei Giardini di villa Reale a Monza, che progettò un lungo canale che collegava il lago Maggiore all’Adda, utilizzando le sue acque per distribuirle, a pagamento di tariffa, a tutti i campi compresi fra il canale e la linea dei fontanili. Non fu certo impresa facile, fra ottenimento della concessione governativa e finanziamento dell’opera; l’ing.Villoresi non ne vide nemmeno il completamento, avvenuto nel 1890, 11 anni dopo la sua scomparsa. Con un canale primario di 86 km si riuscirono così ad adacquare 85.000 ettari di campagne, che da asciutte divennero irrigue, con grande profitto per gli agricoltori. La storia del canale Villoresi, a partire da quella del suo inventore, è una storia di coraggio, attraversa oltre 20 comuni. Nasce a Somma Lombardo dove prende l’acqua dal Ticino, e sfocia a Cassano D’Adda, nell’omonimo fiume. I siti specializzati dicono che è una delle opere d’ingegneria idraulica più imponenti della Lombardia e che è il secondo canale più lungo d’Italia dopo quello Emiliano-Romagnolo. Eugenio Villoresi scriveva così nei suoi appunti intorno al 1870: “Non mi darò pace fino a quando non avrò eliminato questo paradosso: una troppo cospicua parte della Lombardia, la regione italiana più ricca di acque, è afflitta dal flagello delle arsure deleterie”.
Introduce
Antonetta Carrabs
Presidente La Casa della Poesia di Monza
Saluti Istituzionali
Marco Ciceri
Presidente Parco Valle Lambro
Giada Turato
Ass. all’Ambiente Energia Mobilità
Conferenza
VALERIO VILLORESI
Discendente di Eugenio Villoresi
ANTONIO MESSA
FareAmbiente Monza e Brianza
FAUSTO CRIPPA
Idrogeologo
Pamela Gervasoni
Brianzacque
Prenotazioni: segreteria@lacasadellapoesiadimonza.it o pro.monza@tiscali.it
Eugenio Villoresi (Monza, 13 febbraio 1810 – Milano, 12 novembre 1879)
Eugenio Villoresi, l’ingegnere che portò il mare in Lombardia
Mille anni fa nelle campagne milanesi i monaci Benedettini e i monaci Cistercensi iniziarono a scavare le prime teste dei fontanili, regimentando le risalite di acqua di falda in aste, rogge e canali a uso irriguo. Il prezioso patrimonio idrico dei fontanili, tuttavia, era un bene disponibile solo per i terreni posti al di sotto di un asse immaginario, posto poco a nord di Milano, attraversante il territorio lombardo dal Ticino all’Adda. Le campagne a nord di questo asse risultavano più aride e meno fertili.
Occorrerà attendere secoli, fino alla seconda metà dell’Ottocento, affinché la realizzazione della più estesa opera idraulica della Lombardia, il Canale Villoresi, rendesse fertili quelle campagne che nemmeno i monaci Benedettini, maestri di bonifica, riuscirono a coltivare in modo intensivo. I Villoresi non erano di origini lombarde e, invero, nemmeno italiane.
Erano originari, infatti, di un piccolo comune del Regno di Valencia, Villores per l’appunto, la cui sede municipale (“Ajuntament” in spagnolo, v. foto sotto) è sita oggi proprio presso l’antica residenza dei Villoresi.
Erano esperti di commercio, farmacia e botanica. È quest’ultima passione che nel corso del XV secolo li portò in Italia, alla Corte dei Medici. Il primo nome noto della stirpe è quello di Giandomenico Villoresi, giardiniere della casa granducale all’epoca di Leopoldo I. Il figlio Antonio, per ordine del Granduca, si trasferì a Milano per assumere l’incarico di giardiniere del viceré Ferdinando d’Asburgo-Este. La passione per la botanica contagiò anche il figlio di Antonio, Luigi Villoresi, che a inizio Ottocento divenne responsabile dei giardini e del parco della Villa Reale di Monza.
Uno degli otto figli di Luigi era l’ingegnere Eugenio Villoresi, nato proprio a Monza il 13 febbraio 1810, che ereditò dal padre, fondatore della prima Scuola botanica in Lombardia, l’amore per la natura oltre alla conoscenza dei problemi di aridità dei territori a nord di Milano. La necessità di un idoneo approvvigionamento irriguo di quelle campagne fu l’obiettivo professionale più ambizioso che si pose l’Ingegnere: “non mi darò pace fino a quando non avrò eliminato questo paradosso: una troppo cospicua parte della Lombardia, la regione italiana più ricca di acque, è afflitta dal flagello delle arsure deleterie”.
Allo scopo Villoresi raccolse nella propria biblioteca tutta la letteratura che riguardava la storia delle canalizzazioni regionali dal XII secolo in poi. Conclusione degli studi sul reticolo esistente fu che non era possibile alcun potenziamento ulteriore della rete irrigua senza l’implementazione di una nuova, monumentale, infrastruttura idraulica: quel canale che Quintino Sella, ministro delle finanze, in sede di inaugurazione avrebbe salutato come opera “grandiosa ed utilissima”.
La prima emissione del progetto disegnava un’infrastruttura ancora più estesa e ambiziosa di quella poi realizzata. Tale emissione vedeva la firma di Eugenio Villoresi e del cognato Luigi Meraviglia (alcune fonti riportano costui come nipote di Eugenio, in quanto figlio della di lui sorella Amalia [n.d.r.]).
L’opera venne così presentata, nel 1863, ai membri del Consiglio provinciale di Milano: “Onorevole Deputazione! A Voi, che sempre volonterosa vi prestate ad appoggiare ogni opera, dalla quale possa venire incremento alla ricchezza della Provincia che rappresentate, noi offriamo questo nostro scritto, nel quale in modo succinto è esposto il Progetto di utilizzare le acque, specialmente di piena, dei laghi di Lugano, Varese, e Maggiore per l’irrigazione di una parte della provincia Milanese mediante canali navigabili”.
Il primo progetto, pertanto, delineò un’infrastruttura che andava ben oltre l’attuale canale, poiché furono previste una pluralità di reti, per di più navigabili, come espresso ancor più chiaramente nel prosieguo della relazione illustrativa: “nello stabilire la condotta delle acque […] ci siamo proposti di eseguirla in modo che oltre alla lodevole irrigazione dei terreni si prestasse ad una comoda navigazione, per la quale fossero congiunti i diversi laghi fra di loro, e questi colla città di Milano”.
Molto curioso è un altro passaggio della relazione, in cui emerge un aspetto del Villoresi che potremmo definire, oggi, come quello di un fervido propugnatore delle autonomie locali: “noi ci lusinghiamo che la provincia milanese abbia a fare un passo gigantesco nella via, sulla quale il Governo amerebbe di vedere incamminate tutte le provincie, quella cioè di provvedere al modo di utilizzare i proprii tesori senza ricorrere allo Stato”.
Oggettive difficoltà tecniche e finanziare portarono l’ing. Meraviglia ad abbandonare il progetto. La seconda revisione, pertanto, fu redatta dal solo Eugenio Villoresi che sinteticamente descrisse cosi l’opera: “il canale si distacca dal Ticino poco al di sotto della foce della Strona a metri 10.623 inferiormente al ponte della Ferrovia Sesto-Arona, corre lungo la sponda sinistra del fiume stesso, e, raggiunto l’altipiano di Tornavento, attraversa i comuni di Castano, Buscate, Arconate, Busto Garolfo e Parabiago. Quivi giunto si bipartisce; con un ramo discende a Milano, da prima lungo la ferrovia fino a Musocco, indi in direzione di Mezzogiorno fino a incontrare il Naviglio Grande nei CC. SS. di Porta Ticinese dove ha termine; coll’altro ramo si dirige a Monza passando per i Comuni di Nerviano, Lainate, Garbagnate, Senago, Pinzano, Limbiate, Varedo, Nova e Muggiò. Da Monza va all’Adda toccando i Comuni di Vedano, Biassonno, S. Fiorano, Concorezzo, Vimercate, Burago, Cavenago, Basiano, Trezzano, Grezzago, raggiungendo l’Adda tra Trezzo e Concesa”.
A eccezione del ramo Parabiago-Milano, il tracciato su descritto è quello del canale oggi in esercizio. Il ramo per Milano avrebbe dovuto ricollegare la “rete Villoresi” al Naviglio Grande. Le due infrastrutture, in effetti, condividono sostanzialmente l’inizio, in quanto la presa sul Ticino del Canale Villoresi è in stretta adiacenza a quella del canale industriale Vizzola (entrambi derivano dalla diga di Panperduto) e quest’ultimo, poco più a sud, diventa l’incile del Naviglio Grande. A parte il tratto iniziale, oggi Canale dei Fontanili, il ramo di “ricollegamento” da Parabiago al Naviglio in Milano è rimasto sulle carte dell’ing. Villoresi, così come su quelle del recente progetto della Via d’Acqua di Expo 2015: nemmeno l’Esposizione Universale ci ha portato in dote il collegamento – oramai, possiamo dire, maledetto! – tra il Villoresi e i Navigli milanesi.
L’approvazione del progetto definitivo venne rilasciata dal Ministero dei lavori pubblici nel 1877, ma l’ing. Villoresi, dopo una vita quasi interamente dedicata a questa opera, non riuscì nemmeno a vedere l’inizio dei lavori, venendo a mancare a Milano il 12 novembre 1879.
Gli eredi, privi di risorse dopo che il padre spese tutti i risparmi nella redazione del progetto, cedettero la Concessione alla neocostituita Società Italiana per Condotte d’Acqua, che eseguì i lavori terminandoli nel 1890.
Oggi il canale si snoda per 86 km attraversando un comprensorio di quasi centomila ettari.
La bontà della progettazione dell’ing. Villoresi è dimostrata dal fatto che nel 1918, rispetto al periodo anteriore alla realizzazione del canale, la produzione di frumento a Nord di Milano era cresciuta del 40% e quella di foraggio era quasi raddoppiata!
La funzione irrigua, tuttavia, non è l’unica caratteristica del Villoresi. Negli anni cinquanta, infatti, il canale fu indicato come il “mare della Lombardia” in quanto preso d’assalto da tutti quei cittadini che non potevano permettersi il lusso dei soggiorni marittimi: le sponde del Villoresi si trasformarono in spiagge piene di bagnanti in costume con tanto di ombrelloni.
Oggi Milano ricorda l’ing. Eugenio Villoresi con una via a lui intitolata, ironia della sorte! a ridosso di quel Naviglio Grande che non riuscì a raggiungere con il suo canale e con una statua del 1907, ora collocata in piazza Leonardo da Vinci di fronte al Politecnico. La targa alla base del monumento, che raffigura l’Ingegnere in una curiosa posa pensosa, riporta la seguente dedica:
Fonte: Aldo Cavallini Responsabile tecnico costruzione e gestione grandi infrastrutture