Nell’ambito della rassegna Mirabello Cultura 2016, La Casa della Poesia di Monza invita a
Sebastiano Aglieco
“Compitu re vivi” – La poesia come compito di vita
Monza 16 dicembre 2016 – ore 18.00
Sala Conferenze adiacente al Teatrino della Villa Reale di Monza – viale Brianza, 2
intervengono i poeti
Luigi Cannillo, Piero Marelli, Corrado Bagnoli, Marco Bellini
Introduce Antonetta Carrabs
Diana Battaggia coordina l’evento
Ingresso libero
Sebastiano Aglieco poeta e critico, è nato a Sortino (SR), il 29 gennaio 1961. Vive a Monza e insegna a Milano. Ha pubblicato diversi libri di poesia. I più recenti: Giornata, La Vita Felice 2003, presentazione di Milo De Angelis, premio Montale Europa 2004; Dolore della casa, Il Ponte del Sale 2006; Nella storia, Aìsara 2009, Compitu re vivi, Il ponte del sale 2013, in lingua dialettale siciliana, Premio Salvo Basso 2014, Premio Luciana Notari 2014, Premio Ceppo 2015.
Inoltre Radici delle isole, La Vita Felice 2009, che raccoglie il lavoro critico svolto in rete e in diverse riviste.
Il suo blog è Compitu re vivi.
Dal sito la poesia e lo spirito
Recensioni in rete per “Compitu re vivi” di Sebatiano Aglieco
Giorgio Morale
Concepito nel 2006 e arrivato alle stampe otto anni dopo, Compitu re vivi (Il compito dei vivi) di Sebastiano Aglieco è un distillato di poesia e vita. In esso Aglieco, già autore di libri di poesia come Giornata (2003), Dolore della casa (2006), Nella storia (2009), e della raccolta di saggi Radici delle isole (2009), mostra una maturità che non si esaurisce nello sterile esercizio di un mestiere; né poteva essere altrimenti in un’opera che è bilancio e profezia, resa dei conti e promessa.
Compitu re vivi è libro solido e mobile, complesso, ricco di varietà di motivi e di stili, ma compatto e fitto di richiami interni. Esso presenta in alternanza composizioni in lingua italiana e nel dialetto della Sicilia sud orientale: la lingua naturale e la lingua della grammatica. Il siciliano qui adottato, infatti, più che la lingua della tradizione poetica siciliana è la lingua vissuta e poi smessa per tanto tempo, anche se mai dimenticata; è la lingua dell’infanzia e delle origini, ricostruita e riesumata sul filo della memoria dopo la morte della madre per dire la realtà primigenia. Arieggia però nelle sue sonorità, già a partire dal titolo, il latino dell’arcaicità e della liturgia, rendendolo un volgare nobile. (continua qui)
Mauro Germani
Dall’origine del buio e del sangue verso l’attesa della luce e della parola da accogliere e da donare, come un compito segnato dal destino. E’ questa l’offerta sacrificale a cui è chiamato il poeta e a cui Sebastiano Aglieco risponde col suo ultimo libro, facendola propria, dentro e mediante una parola che incarna dolore e domanda, obbedienza e ascolto, nella consapevolezza di una condivisione necessaria, di una spoliazione che non è oblio ma riconoscimento di sé nell’Altro, della propria storia intesa nella sua essenza e nella sua autenticità, cioè come cammino e incontro.
Con questo suo Compitu re vivi, Aglieco ci consegna un’opera che cerca e chiede verità, a partire da un’infanzia spaventata e solitaria, tra ricordo e visione, estraneità ed appartenenza. E l’uso del dialetto ha qui la capacità fortissima – tragica ma anche malinconica, arcaica ma anche viva e palpitante – di raggrumare il tempo e l’esistenza, in un ritorno che è ricerca d’identità e di terra, di parola e di sangue.
Maurizio Casagrande
L’ispirazione che muove la poetica di Sebastiano Aglieco, al fondo, è genuinamente religiosa, una religiosità allo stato sorgivo, scevra da ogni commistione confessionale e attenta, semmai, alla sacralità della vita e della storia. Altrettanto potente in lui, però, è l’afflato etico, una sete di giustizia che si traduce nella disposizione all’apertura all’altro e all’amore per il prossimo, soprattutto qualora si tratti degli ultimi o dei bambini, con una forte componente evangelica e profetica. Questo, però, comporta un costo, un prezzo altissimo che il poeta paga sovente in termini di marginalità, solitudine e fraintendimento, un pedaggio imposto soprattutto da parte dei «compagni di strada», i poeti. (continua qui)
Antonio Devicienti
Chi conosce il blog che ha lo stesso nome del libro sa quanta attenzione e quanto rispetto per il lavoro poetico degli altri sia presente nell’attività di lettore di Aglieco e riconoscerà nella silloge in questione l’impegno culturale ed etico di chi porta avanti un discorso tutt’altro che pedante o moralistico di serietà e coerenza etica, ne sorprenderà addirittura alcuni versi che hanno scandito il lavoro profuso nel blog, apparendovi ora come motto, ora come indicazione di una linea di condotta. Dico questo proprio perché, credo, oggi c’è particolare bisogno di ritrovare e riaffermare una serietà d’impegno e di pensiero contro le carnevalate, le menzogne, l’arroganza che sembrano imporsi e raccogliere consenso. (continua qui)
Corrado Bagnoli
Compitu re vivi, un libro nel quale si assiste a una nascita, o forse meglio, a una rinascita. E anche a un nuovo battesimo: il viaggio che si compie in queste pagine è un viaggio nella memoria, è un riappropriarsi di luoghi, persone, suoni, odori e colori ai quali occorre essere fedeli fin dentro la lingua che li nomina.
La scelta del dialetto, come ha già detto Maurizio Casagrande in un suo intervento, diviene l’unica possibilità di nominare quella realtà che altrimenti verrebbe tradita nella sua sostanza, verrebbe tradita nel suo destino di compimento proprio dentro la parola.
Lo sguardo del poeta diviene custodia e accoglienza di ciascun istante, di ogni punto di quella narrazione muta che era il mondo delle origini e che adesso trova la sua voce. (continua qui)
Altre recensioni qui sul blog di Sebastiano Aglieco