Stella alpina
(Direttore del coro)
* Mi sono trovata pronta anche come segnalibro,
per chi ce l’ha fatta a riconoscermi
nel giorno completo per lungo camminare,
io, stella, che ha lasciato tutte le altre stelle
per il desiderio di darmi alle pietre
restando però loro sorella, come a queste montagne
che bevono vino rosso ogni volta
al tramonto, il dono di chi non ha altro da offrire,
faccia d’erba regalata spalancando gli occhi
con il sapore della neve nella bocca
l’ombra del falco sulla fronte
il mondo delle piogge nei piedi.Lasciatemi qui, perché ogni anno
voglio ripetervi le mie confidenze,
l’inquietudine che è la stessa del torrente
e se nevica fuori stagione non metterò nel conto
neanche uno spavento e nessuna voglia
di andarmene. Resterò qui, ascoltando il vento
con il suo racconto portato da lontano,
voci indefinibili di una canzone conosciuta a memoria.E poi, valle calma con il bosco appena tagliato,
nuvole e sole che hanno sempre voglia di discutere,
scarponi pronti a fermarsi davanti
ai miei occhi. Non dimenticare.
Gli altri fiori battono le mani e cantano all’unisono,
la cornacchia, la volpe e il capriolo delle favole
ridono e giocano riconoscendosi e io guido
le loro voci con un vento stellante
che è la mia fisarmonica. Così, possiamo noi tutti
credere ancora alla pietra diventata casa,
all’albero diventato tavolo,
all’erba diventata latte? Oppure insegnare al fango
più gentilezza ai vostri piedi e alla pioggia
di tacere sui tetti quando i bambini sognano un’altra età?Spilla d’argento, ciglia della luna,
stella di tutte le ore del giorno e della notte,
invitata dal pieno sole deciso a proteggermi.
Le formiche vengono a trovarmi per portare via
le foglie secche e lasciarmi il respiro
che ho bisogno come voi. Potrei scolpire l’aria
con la saliva delle mucche, girare dappertutto
fino a trovare il luogo da tutti desiderato.Più in alto resta sempre la neve,
per qualche tempo mia compagna d’avventure
quando nel suo troppo restare si ritrova con meno richiami
e meno vestiti di me. D’altronde cosa potrebbe
dire di più il filo degli anni, per me
rimasta così da sempre, per riconoscere il non sempre
spiegabile delle stagioni? Guardatemi!, senza il rammarico
degli altri fiori, degli aghi dei larici forse una volta buoni
per ricamare, consapevoli che qualcosa di me
non morirà mai, accettando queste montagne
alle vostre finestre, indovinando la lontananza dalle ombre.Tetti sulle spalle dell’alba, montagne meravigliate della vostra
precaria immortalità, cercherò un giorno di salutare
tutti i sentieri, tutti i passi che si permettono
queste salite che sfiorano i piccoli torrenti
senza nome dove la differenza è unicamente
una proposta del gelo, quando i dintorni
sono nominati dalle campane di ogni ora, anche loro
tutte insieme stelle con un fiore nel mezzo e voci diverse
perché chi passa cerca le parole per rispondere
nel destino comune con queste rocce
mentre ogni cosa è misurata da una bevuta
alla fontana, con le gambe che hanno fretta
d’arrivare alla casa, lei sì con un nome, dove la sera
si conclude prima nel bosco poi sulle cime
senza aspettare qualche approvazione e anche
quella dei miei occhi che non si chiuderanno alla notte.La richiesta dei cespugli di rovo dice di continuare
ma ho anch’io qualcosa da chiedere, qualcosa da pretendere
del falco che gira basso per riconoscermi
ogni volta che ci dividiamo il cielo,
se tutto l’orizzonte è l’opera dell’attesa,
della neve che tornerà a salutarmi per intonare
la canzone del mattino della buona sorte,
degli abeti e delle radure per concedere
un altro pretesto al sole che sa bene come permettere
il passo del non morire, passi del ritorno
pronti a continuare in una loro mai negata risposta.
Quella che solo il vento riesce a seguire.
Dove, proprio qui, in un solo tempo,
continuerà a mormorare il dono
di una corteccia con un cuore e iniziali sconosciute.
* (stella alpina – Leontopòdium alpinum, della famiglia delle Asteràceae-Asteroideae, con il fusto eretto di circa cm 5-10 d’altezza, con peli lanosi o tomentosi. Le foglie sono lanceolate-linguiformi e con fitta peluria abbondante nelle parti inferiori. I fiori sono infiorescenze apicali che simulano fiori semplici, dove i fiori ligulati sono sostituiti da brattee biancastre e lanose disposte a stella. I veri fiori, a forma tubolosa, sono raccolti in 5 o 6 capolini. Habitat: pendii in pieno sole e sassosi, dirupi, cenge. Altitudine circa 1700-3400 m.)
Piero Marelli
Piero Marelli, poeta e traduttore di poeti, autore di più di cinquanta pubblicazioni, tipografo per professione e oggi solo per passione, curatore di spettacoli teatrali, antologie e convegni, presidente di premi letterari, insignito a sua volta di prestigiosi riconoscimenti, continuamente e appassionatamente impegnato in nuovi percorsi poetici che dal passato più o meno recente, dalla grande tradizione letteraria europea, traggono alimento per rivolgersi al presente. Noto come poeta in dialetto brianzolo, ha dedicato e dedica molta parte della sua produzione, anche in lingua, alle grandi figure del mito e del teatro classico, rivissute in termini contemporanei con fine sensibilità e grandissimo amore: da Antigone e Edipo a Cassandra e Alcesti, fino all’Agamennone e alla Clitennestra della “Orestea dei fuochi” di prossima pubblicazione.