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Sei qui: Home > Rosa e rosario nei versi di Morra e Finiguerra

Rosa e rosario nei versi di Morra e Finiguerra

Pubblicato da La Casa della Poesia di Monza - 12/03/2016

Quanto pregiar ti puoi, Siri mio amato,
de la tua ricca e fortunata riva,
e de la terra che da te deriva
il nome, ch’al mio cor oggi è sì grato;
può far tranquillo e la mia speme viva,
malgrado de l’acerba e cruda Diva,
c’ogno’or s’esalta del mio basso stato!
Non men l’odor de la vermiglia Rosa
di dolce aura vital nodrisce l’alma
che soglian farsi i sagri Gigli d’oro.
Sarà per lei la vita mia gioiosa
de’ gravi affanni deporrò la salma,
e queste chiome cingerò d’alloro.

Isabella Morra

Me aveze u muatine e già só morte
nda veste de broccate arangione
e u rusuarje mmane cume passapuorte
quanne d’a vite strafacce a sepale

Assunde è morte, morte pe ssembe
e l’aneme nun tene pe rrisorge
nun tene pane da mette sotte e diende
né seggiuledde pe sta sedute ‘n trone

Assunde t’adda fà l’atte de richiame
e nun è avé tiembe de fà testamiende
è spagliucuà cu re scarpe assòvete
e a cammise spetturuate da canzìrre

Mi alzo la mattina e già sono morta / nel vestito di broccato arancione / e rosa¬rio in mano come passaporto / quando della vita oltrepasso la siepe // Assunta è morta, morta per sempre / e l’anima non ha per risorgere / non ha pane da mettere sotto i denti / né sediolina per sedersi in trono // Assunta ti farà l’atto di richiamo / e non avrai tempo di fare testamento / andrai via con le scarpe slacciate / e la camicia sbottonata da bastardo

Assunta Finiguerra
Posted in Isabella Morra 2016 Tagged 2016, Poesia

Articolo scritto da La Casa della Poesia di Monza

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