Il Premio Letterario Isabella Morra, giunto alla sua ottava edizione, nasce per ricordare la poetessa del Cinquecento Isabella Morra (1520-1546), originaria di Valsinni. La sua è una voce senza tempo che, dalla meravigliosa terra lucana, sfidando una realtà ostile e soffocante, è giunta oggi fino a noi.
I versi di Isabella Morra sono divenuti i fili di una grande tela che negli anni ha favorito l’intreccio fra Monza e Valsinni: quest’anno il neonato Parco Letterario Regina Margherita di Monza e il Parco Letterario Isabella Morra di Valsinni lavoreranno insieme nella promozione di questo premio letterario. Il premio letterario riceve quest’anno anche il patrocinio dei Parchi Letterari Italiani e della Società Dante Alighieri.
Il Premio Letterario Isabella Morra ogni anno viene dedicato ad una poetessa non contemporanea di una regione italiana. Quest’anno è la volta di Amelia Rosselli, la più importante poetessa italiana del secondo Novecento.
Biografia di Isabella Morra
Lontana da corti e salotti letterari, Isabella visse sotto la prepotenza dei fratelli e segregata nel proprio castello, dove si occupò della sua produzione letteraria. La sua breve vita, contrassegnata da isolamento e tristezza, si concluse nel 1546 con il suo assassinio da parte degli stessi fratelli a causa di una presunta relazione clandestina con il barone Diego Sandoval de Castro, che subì la medesima sorte. Sconosciuta in vita, Isabella Morra acquistò una certa fama dopo la morte, grazie agli studi di Benedetto Croce, e divenne nota per la sua tragica biografia ma anche per la sua poetica, tanto da essere considerata una delle voci più autentiche della poesia italiana del XVI secolo, nonché una pioniera della poesia romantica. Non si conoscevano notizie documentate inerenti alla sua vita fino a quando Marcantonio, figlio del fratello minore Camillo, non pubblicò una biografia della famiglia Morra dal titolo Familiae nobilissimae de Morra historia, nel 1629.Di seguito riportiamo uno dei tredici testi di Isabella Morra che sono giunti fino a noi, con la loro straordinaria forza espressiva:
D’un alto monte onde si scorge il mare
miro sovente io, tua figlia Isabella,
s’alcun legno spalmato in quello appare,
che di te, padre, a me doni novella.Ma la mia adversa e dispietata stella
non vuol ch’alcun conforto possa entrare
nel tristo cor, ma, di pietà rubella,
la calda speme in pianto fa mutare.Ch’io non veggo nel mar remo né vela
(così deserto è lo infelice lito)
che l’onde fenda o che la gonfi il vento.Contra Fortuna alor spargo querela
ed ho in odio il denigrato sito,
come sola cagion del mio tormento.
Il Castello di Valsinni
Valsinni si trova in provincia di Matera, poco distante dalle belle spiagge dello Ionio, da Policoro, da Metaponto, da Nova Siri, alle spalle della collina che diventa montagna e si inerpica sulle cime del Pollino. Benedetto Croce, recatosi in visita al paese lucano, spinto dall’interesse per la storia e la poetessa, così descrive l’aspetto chiuso e romito dei luoghi:
«Il piccolo abitato è aggrappato e come conficcato nelle falde del ripido colle, che il castello sovrasta: il castello, anch’esso scosceso per tre lati e inaccessibile […] Dal lato verso borea, che è quello dell’ingresso, si vede dai suoi spaldi svolgersi a valle in lungo nastro il Sinni, che ha qui il suo corso più stretto, e qui si gonfia torbido e impetuoso, e il suo mormorio accompagna l’unica vista dei monti tra i quali è rinserrato, tutti nereggianti di elci e di querce. Quella vista aveva davanti agli occhi immutabile, quel mormorio udiva incessante la giovane Isabella […]».
Biografia di Amelia Rosselli
Amelia Rosselli nacque a Parigi. Figlia dell’esule antifascista Carlo Rosselli, teorico del Socialismo Liberale, e di Marion Cave, nata in Inghilterra e attivista del partito laburista britannico. Nel 1940, dopo l’assassinio del padre e dello zio, ordinato da Mussolini e Ciano, ad opera delle milizie fasciste (cagoulards) in Francia (1937), esulò con la famiglia, esperienza che determinò il carattere apolide e insieme personalistico della sua opera. Amelia Rosselli si trasferì dapprima in Svizzera e quindi negli Stati Uniti. Compì all’estero (senza regolarità) studi letterari, filosofici e musicali, ultimandoli in Inghilterra, poiché in Italia, dove era tornata nel 1946, non le poterono essere riconosciuti. Negli anni quaranta e cinquanta si occupò di teoria musicale, etnomusicologia e composizione, trasponendo le sue ricerche in alcuni saggi. Nel 1948 cominciò a lavorare come traduttrice dall’inglese per alcune case editrici di Firenze e Roma e per la Rai; nel frattempo continuò a dedicarsi a studi letterari e filosofici. In questi anni cominciò a frequentare gli ambienti letterari romani (tramite gli amici Carlo Levi e Rocco Scotellaro, conosciuto nel 1950) e gli artisti che avrebbero successivamente dato vita all’avanguardia del Gruppo 63.Negli anni sessanta si iscrisse al PCI e cominciò a pubblicare i suoi testi principalmente su riviste, attirando l’attenzione di Zanzotto, Raboni e Pasolini. Nel 1963 pubblicò su Il Menabò ventiquattro poesie. L’anno successivo uscì la sua prima raccolta di poesie, Variazioni belliche, edita da Garzanti, e nel 1969 la raccolta Serie ospedaliera. Nel 1966 iniziò a pubblicare numerose recensioni letterarie su giornali come Paese Sera e L’Unità. Nel 1981 uscì Impromptu, un lungo poema diviso in tredici sezioni, e nel 1983 Appunti sparsi e persi, scritti tra il 1966 e il 1977. Notevole anche la sua ricerca plurilinguistica in poesia (poesie e prose giovanili in francese e in inglese, la successiva raccolta in inglese Sleep). Alcune prose autobiografiche, di vari periodi, furono raccolte e pubblicate nel 1990, con il titolo Diario ottuso. La morte della madre (avvenuta nel 1949) e altre vicende biografiche le causarono ricorrenti esaurimenti nervosi. È rimasta una figura di scrittrice unica per il suo plurilinguismo e per il tentativo di fondere l’uso della lingua con l’universalismo della musica. Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Roma, nella sua casa a via del Corallo, dove è morta suicida l’11 febbraio 1996 per cause connesse ad una grave depressione..La data del suicidio segna forse volontariamente un nesso indelebile con quella di Sylvia Plath, autrice che la Rosselli tradusse e amò, dedicandole anche diverse pagine critiche.