Leggi Amina di Cinzia Marulli
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“Amina” – produzione Gatestudio Records – Voce Cinzia Marulli – Musica Carlo Leoni – Post-produzione Carlo Leoni.
Amina guardava sua figlia. La guardava e basta. Non osava dire nulla. Anche a lei, quando era bambina, fecero la stessa cosa. Era una tradizione. Ricordava ancora, come fosse in quel preciso momento, tutto quello che era successo. Tutto quello che aveva provato. La sua famiglia era intorno a lei, mentre una vecchia del villaggio cantilenava sottovoce preghiere antiche. La fecero sdraiare su un tavolo. Non sapeva cosa sarebbe successo. Le avevano detto solo che stava per diventare donna. Ma Amina era solo una bambina. Gli occhi di tutti erano posati su di lei. Chi taceva. Chi pregava. La vecchia le legò le mani e i piedi ai lati del tavolo dopo averle fatto allargare le gambette magre. Amina si vergognava. Perché farla mettere così? Tutti potevano vederla nel luogo suo più segreto.
Amina piangeva, mentre sua madre la guardava. La guardava e basta. Non osava dire nulla. Non osava fare nulla. E come un fulmine che squarcia la terra con tutto l’impeto e la forza che solo la natura può avere Amina si sentì squarciare in mezzo alle sue gambette magre. La vecchia continuava. Con una lametta in mano. Amina urlava. Amina urlava. Urlo dopo urlo tutto il suo essere donna venne strappato via. Per sempre. Alla fine un ago e un filo per chiudere quasi del tutto la porta di accesso alla sua verginità. Amina piangeva. Non aveva mai provato un dolore così. Tutti la guardavano, mentre quella vecchia le faceva così male, mentre le strappava via la sua carne, il suo pudore, la sua dignità. Tutti la guardavano, mentre quella vecchia la condannava a soffrire per sempre. Nessuno diceva niente. Guardavano e basta. Era una tradizione. Dopo di allora Amina non fu più la stessa. Le avevano detto che stava per diventare donna, ma lei, in cuor suo, sapeva. Non sarebbe mai più stata una donna. Sarebbe stata solo una procreatrice. Nessun piacere concesso. Solo un mezzo per soddisfare un uomo che avrebbe dovuto servire per tutta la vita. Un uomo che l’avrebbe squarciata come un fulmine squarcia la terra con tutto l’impeto e la forza che solo la natura perversa e malvagia può avere. Amina ricordava e temeva quei momenti d’intimità che per lei significavano una cosa sola: dolore. Amina ricordava e temeva quei periodi del mese duranti i quali il suo ventre diventava di fuoco e ogni più piccola cellula tra le sue gambe sembrava ardere. Amina era ormai adulta. Amina era ormai una madre. Amina guardava ora sua figlia. La guardava e basta. Non poteva dire nulla. Non poteva fare nulla.
Cinzia Marulli è nata a Roma il 6 marzo 1965 dove tuttora risiede. Ha studiato all’università «La Sapienza» di Roma sino-indologia e sta traducendo alcuni tra i principali poeti cinesi contemporanei e in particolare i poeti brumosi (Bei Dao, Mang Ke e altri).
È curatrice della collezione di quaderni di poesia Le gemme (Ed. Progetto Cultura) e promotrice culturale di rassegne di poesia. Ha partecipato a vari festival internazionali di poesia all’estero e le sue poesie sono state tradotte in cinese, greco, inglese e spagnolo e pubblicate in Cina, Bolivia, Colombia, Ecuador, Messico e Spagna.
In collaborazione con il Gatestudio Records, ha realizzato progetti di videoarte.
Pubblicazioni:
Agave (LietoColle, 2011);
Las Mantas de Dios – Le coperte di Dio (Ed. Progetto Cultura, 2013)
Percorsi (La Vita Felice, 2016)