Premio di Poesia Isabella Morra, il mio mal superbo, IX edizione – 2019
Sabato 8 giugno ore 17,00
Reggia di Monza
COMUNICATO STAMPA
La Casa della Poesia di Monza comunica che sabato 8 giugno nelle splendide sale della Reggia di Monza alle ore 17,00, si terrà la cerimonia di premiazione della IX edizione del PREMIO di Poesia ISABELLA MORRA,il mio mal superbo. Il premio, fondato da Antonetta Carrabs, nasce per celebrare Isabella Morra, una delle voci più autentiche della poesia italiana del XVI secolo, nonché pioniera della poesia romantica.
La giuria è composta da nomi di rilievo del panorama letterario italiano: Donatella Bisutti, Massimo Morasso, Andrea Galgano, Antonetta Carrabs, Iride Enza Funari, Gianna Parri, Elisabetta Motta.Il Presidente onorario GUIDO OLDANI.Ogni anno il Premio Isabella Morra, il mio mal superbo è dedicato ad una poetessa italiana non contemporanea. La IX edizione 2019 è stata dedicata a SIBILLA ALERAMO, scrittrice e poetessa italiana, autrice del romanzo Una Donna(1906), in cui il suo impegno femminista assume tutta la magnificenza e il potere rivoluzionario in nome dell’affermazione di una vita libera che un’ipocrita ideologia di sottomissione intendeva imporre alle donne.Sono pervenute anche quest’anno centinaia di poesie da tutta Italia. Per la sezione POESIA INEDITAsono 15 i finalisti selezionati, quasi tutti del nord Italia. I vincitori saranno resi noti durante la cerimonia di premiazione. Ai poeti che si accrediteranno i primi tre posti andranno: una targa, l’attestato e la prestigiosa medaglia della luna di Monza donata dal Sindaco Dario Allevi.
FINALISTI (in ordine alfabetico)
Marco Bellini (Verderio-Lecco)
Fabrizio Bregoli (Cornate d’Adda)
Angela Caccia (Crotone)
Andrea Ciresola (Monteforte d’Alpone – VR)
Davide Ferrari (Verrua Po – PV)
Michele Fierro (Monza)
Giovanni Gastel Junior (Milano)
Claudia Piccinno (Castel Maggiore – BO)
Silvia Messa (Monza)
Caterina Milesi (Besana B.za – MB)
Alessandra Paganardi (Milano)
Annamaria Pellegrino (Vedano al Lambro – MB)
Maria Ivana Trevisani (Albisola Capo – SV)
Giovanni Salis (Seneghe – OR)
Lina Salvi (Calolziocorte – Lecco)
Sezione studenti
Molti gli studenti delle scuole di Monza e della Brianza che anche quest’anno hanno aderito al premio. Agli studenti vincitori andranno: targhe, attestati e libri. Al primo classificato anche un viaggio per due persone in una capitale europea. I nominativi saranno resi noti durante la cerimonia di premiazione.
Sezione speciale Casa Circondariale Sanquirico
Sono 31 i detenuti che hanno partecipato al Premio. Per loro la Casa della Poesia di Monza realizzerà la cerimonia di premiazione nella sala Polivalente del carcere di Monza martedì 25 giugno alle ore 10,30. Interverranno Fina Quattrocchi, Antonetta Carrabs, Elisabetta Motta e Iride Enza Funari. Con la partecipazione straordinaria del musicista Vincenzo Zitello all’arpa. A tutti i detenuti verrà rilasciato un attestato. Ai primi tre classificati un contributo in denaro.
ISABELLA MORRA
La triste storia di Isabella Morra, vittima, nel Cinquecento, di un crudele delitto d’onore per mano dei fratelli, colpì anche il filosofo Benedetto Croce. Nel tempo la poetessa è diventata quasi una femminista ante litteram. Di lei rimangono tredici liriche dalla forza dirompente. Nel castello di Valsinni, aggrappato alla montagna, eremo lontano della provincia di Matera, si svolse tutta la sua storia che, a distanza di secoli, affascina ancora e attrae centinaia di visitatori. Là, in quelle «vili e orride contrate» sulla «valle inferna» e i «ruinati sassi» dove scorre il «torbido Siri» Isabella trascorse il suo tempo «senza loda alcuna». Il suo «mal superbo» è: la «sola cagion del mio tormento». Il corpo di Isabella non fu mai ritrovato. Chissà in quale piccolo spazio di terra lucana fu sepolto. Isabella sognava di andar via, lontana dalla sua «adeversa e dispietata stella», ma forse tra le fronde del vecchio mandorlo del castello, il suo spirito ritorna ancora libero e in volo.
SIBILLA ALERAMO(1876 – 1960)
Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, scrittrice e poetessa italiana, autrice del romanzo Una Donna(1906), in cui il suo impegno femminista assume tutta la magnificenza e il potere rivoluzionario in nome dell’affermazione di una vita libera che un’ipocrita ideologia di sottomissione intendeva imporre alle donne. Donna di grande intelletto, corteggiata da eminenti personaggi della cultura del primo Novecento, tra cui personalità come Salvatore Quasimodo, Clemente Rebora, Umberto Boccioni. L’Aleramo e Campana si conobbero durante la Grande Guerra: lei estremamente mondana e grande frequentatrice di salotti, lui schivo e appartato, affetto da quella grave forma di nefrite, per cui era già stata diagnosticata la malattia mentale nel 1915. La vicenda amorosa nasce subito da un grande sentimento di compassione di Sibilla per Dino, e da una grande stima reciproca. Il fuoco dell’amore s’insinua nella scrittura dei due poeti, e diviene compulsiva e ritmata dai numerosi litigi (Campana era fortemente geloso) e dai continui abbandoni di Dino, spesso disturbato da improvvisi attacchi nevrastenici, che lo portavano a fughe improvvise, lasciando nella disperazione e nella solitudine una Sibilla distrutta dall’amore accecante. Ma Campana era anche un amante dolce, e spesso le corrispondenze con l’Aleramo, diventavano vere e proprie dichiarazioni di un amore smisurato, purtroppo contaminato da una forma di affezione patologica nei confronti della scrittrice, e di cui lo stesso Campana era lucidamente cosciente.
La lettera scritta da Sibilla a Dino, a testimonianza del loro amore
Epistola IX Sibilla a Dino Villa La Topaia – Borgo S. Lorenzo – domenica/lunedì – 6/7 agosto 1916
“Perché non ho baciato le tue ginocchia? Avrei voluto fermare quell’automobile giù per la costa, tornare al Barco a piedi, nella notte, che c’è il tuo petto per questa bambina stanca. Tornare. Come una bambina, questa del ritratto a dieci anni. Non quella che t’ha portato tanto peso di storie di memorie affannose, che t’ha parlato come se stesse ancora continuando il suo povero viaggio disperato, come se non ti vedesse, quasi, e non vedesse lo spazio intorno, le querele, l’acqua, il regno mitico del vento e dell’anima. Tu che tacevi o soltanto dicevi la tua gioia. Sentivi che la visione di grandezza e di forza si sarebbe creata in me non appena io fossi partita? Nella tua luce d’oro. E non ho baciato le tue ginocchia. I nostri corpi su le zolle dure, le spighe che frusciano sopra la fronte, mentre le stelle incupiscono il ciclo. Non ho saputo che abbracciarti. Tu che m’avevi portata così lontano. Che il giorno innanzi ascoltavi soltanto l’acqua correr fra i sassi. Oh, tu non hai bisogno di me! È vero che vuoi ch’io ritorni? Come una bambina di dieci anni. È vero che mi aspetti? Rivedere la luce d’oro che ti ride sul volto. Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno. Ho paura di morire prima. Dino, Dino! Ti amo. Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il cupo bagliore del miracolo. Non so, ho paura. È vero che m’hai detto amore! Non hai bisogno di me. Eppure la gioia è così forte. Non posso scriverti. Verrò il 19. dovunque. Il 14 resterò qui; a Firenze andrò poi per un giorno. Son tua. Sono felice. Tremo per te, ma di me son sicura. E poi non è vero, son sicura anche di te, vivremo, siamo belli. Dimmi. Io non posso più dormire, ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi sogni? Scrivimi.”
Per informazioni: E-mail: segreteria@lacasadellapoesiadimonza.it
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